LECCE (di Carmen Tommasi) – Gli occhi sorridono, il cuore si addolcisce, la voglia di dolcezza aumenta e il desiderio di abbracciare i propri cari s’illumina di tanti buoni propositi. Eccoci qui, meno cinque giorni, ed è già Natale. Il magico ed inimitabile 25 dicembre, la festa più dolce, attesa e magica dell’anno, sia per i cristiani che per i non credenti. Il giorno in cui, forse, anche con un pizzico di sana ipocrisia, si è tutti un po’ più buoni, generosi e affamati di affetto. Di legami forti e di abbracci persi nella maledetta routine della quotidianità.
Il giorno dell’albero di Natale, tutto addobbato a festa, quello della famiglia, della tavola bandita di rosso e in cui non si fa caso, fortunatamente, alle “ingrassanti” calorie. Il giorno di massima felicità per i più piccoli, quello dei regali più richiesti e della famosa lettera all’amato Babbo Natale, in cui tutto è possibile o quasi. Perché per alcuni il 25 può essere anche il giorno della solitudine per chi non ha nessuno. Il giorno della malattia per chi combatte con la vita e quello di chi è rinchiuso dietro le sbarre. Il giorno di chi ricorda con immenso dolore chi manca tremendamente, perchè è volato con violenza in cielo. Il giorno di chi soffre per un amore finito o non corrisposto.
Caro babbo Natale, eh già, siamo a Natale: cerca di regalare un sorriso a chi piange con gli occhi e non lo dà a vedere, a chi è solo e a chi assagerà in solitudine i gustosi “porcedduzzi” e “calangi”. Caro babbo Natale, cerca di regalare un abbraccio a chi lotta con forza contro qualcosa o qualcuno…