LECCE (di Carmen Tommasi) – La donna non si tocca, nemmeno con un dito. Anzi la si tocca eccome, ma solo per accarezzarla dolcemente, per proteggerla con cura e per coccolarla sino alla nausea. No alla violenza sulle donne, gridiamolo forte e aiutiamo chi subisce “qualcosa” di tremendamente ingiusto e maledettamente insopportabile.
Stop alla violenza sul gentil sesso e non solo oggi, giornata internazionale contro la violenza sulle donne voluta dall’Onu sin dal 1999, ma tutti i giorni dell’anno e in tutti i momenti della vita. Perché la donna va amata, accudita, coccolata e quando serve anche rimproverata, guidata, consigliata e condotta verso la retta via. Eh si, perché la magia del mondo è data dall’incontro di uomo e donna. La vera bellezza di una giornata di sole si crea e arricchisce con il loro amore, i loro sguardi complici e i loro corpi che si incontrano/scontrano nella routine quotidiana. Signore, mamme, adolscenti e bambine fatevi amare e amate ancora di più, ricordatevi che chi vi rispetta, vi sfiora-tocca solo per amarvi e coccolarvi ancora di più. Denunciate chi vi fa del male e fatelo a gran voce. E se non ci riuscite, chiedete aiuto: fatelo, prima di tutto, per voi stesse e, poi, per chi vi vuole bene.
La data del 25 novembre racchiude un enorme significato: nello stesso giorno del 1960, si è consumato un terribile omicidio con vittime tre sorelle, Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa Mirabal. Simbolo della rivoluzione femminile contro l’allora dittatore della Repubblica Dominicana, sono state vittime di atroci torture da parte dei militari del regime, che hanno simulato un inverosimile incidente. Anche l’Italia ha sentito e sente l’esigenza di ricordare il terribile femminicidio e dire basta ad ogni forma di violenza sulle donne, e lo fa con sempre più forza.
Perché, come scriveva Helga Schneider: “La violenza sulle donne è antica come il mondo, ma oggi avremmo voluto sperare che una società avanzata, civile e democratica non nutrisse le cronache di abusi, omicidi e stupri“.
