LECCE- Le trivelle in Adriatico? Per il governo sono “irrinunciabili”. È la risposta arrivata in Commissione Attività Produttive all’interrogazione del Pd pugliese, primo firmatario il deputato Salvatore Capone, sullo stato dell’arte relativo alle autorizzazioni per la ricerca e le prospezioni nell’Adriatico e nello Jonio finalizzate alla coltivazione di idrocarburi.
Il governo lo ribadisce: “Lo sviluppo della ricerca e della coltivazione degli idrocarburi, sia in forma liquida che gassosa, costituisce un irrinunciabile elemento di valorizzazione delle risorse energetiche del Paese che, per di più, ha un’importante rilevanza strategica, in considerazione della ben nota scarsità di risorse sul territorio nazionale. Il Mare Adriatico si è rivelato, da tempo, di notevole interesse per le attività di ricerca e di coltivazione di idrocarburi, sviluppate nel corso degli ultimi decenni, portando al rinvenimento di importanti giacimenti”.
Nessun passo indietro, nessuna intenzione di farlo. Si chiede, anzi, di fidarsi della procedura, perché “ le richieste sono sottoposte all’esame della Commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie (CIRM), organo consultivo del MiSE e, quindi, all’esame da parte del Ministero dell’ambiente e tutela del territorio cui è demandata la relativa verifica di compatibilità ambientale”. Il confronto con i paesi transfrontalieri? “Italia e Croazia hanno istituzionalizzato incontri trimestrali per fare il punto della situazione”, riferisce il governo. Una risposta che la delegazione parlamentare pugliese ritiene insoddisfacente.
“A questo punto”, rilanciano i parlamentari Pd, “riteniamo urgente l’apertura di un Tavolo interistituzionale con le regioni adriatiche e in particolare con la Puglia e l’avvio di una moratoria in sede europea tale da definire protocolli condivisi con i paesi concessori”.
