Politica

Regione Salento: tra i Sì ed i No per “partito … preso”

LECCE- È un dibattito nato nel momento dell’assemblea Costituente allorquando, nel giro di poche ore, scomparve dalla cartina geografica la Regione del Salento. Nei decenni successivi vi furono vari tentativi sino a giungere agli anni ottanta e nel 2010 con la costituzione di un vero Movimento politico per e della Regione Salento ispirato da Paolo Pagliaro ed avallato da numerose personalità delle Istituzioni. L’iniziativa, la prima realmente organizzata sui territori di Lecce Brindisi e Taranto, intravede nei referendum comunali la possibile strada per raggiungere l’obiettivo. Decine i Comuni, 72 su 146 presenti nelle province di Lecce-Brindisi e Taranto dicono sì, che aderiscono pur nello scetticismo di alcuni leader politici forse preoccupati di veder sminuito il potere di controllo rispetto alla vastità del territorio pugliese.

Le riforme del Governo Renzi determinano uno smottamento nell’organizzazione degli Enti Locali e riemerge la necessità di una nuova organizzazione territoriale del Paese. Il Presidente del Movimento Regione Salento si rende protagonista ancor prima dell’azione renziana, presso il Ministero per gli Affari Regionali, di un approfondimento legislativo a cui partecipa la Società Geografica Italiana e nasce lo studio e la proposta per un’Italia a 31 o 36 Regioni con la centralità della Regione Salento che rappresenta un territorio in cui si realizza più del 43% della ricchezza prodotta in Puglia, con il 41% delle aziende e con più del 44% degli occupati sino ad esser maggioranza, oltre il 50%, per capacità attrattive dal punto di vista turistico.

L'ITALIA DELLE 31 REGIONI

Un anno fa la proposta del partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, ed in questi giorni la nuova iniziativa legislativa del Partito Democratico attraverso l’onorevole Salvatore Capone primo firmatario di un disegno di legge per la revisione del Paese anche a margine del voto finale della nuova legge costituzionale che la prossima settimana arriverà alla Camera.

“Non possiamo correre il rischio di avere strutture eversive e condizionate da corruzione e malavita ma ci vorrebbe una sana rivoluzione-riforma”, così il docente universitario Vincenzo Tondi della Mura, “in questo Paese rischiamo di esser sempre più marginalizzati nelle scelte democratiche mentre ci vorrebbe realmente”, conclude il Professore, “una riconsiderazione territoriale con forti tagli sulla podestà legislativa delle Regioni, con l’accorpamento quindi di più province rispetto all’attuale parcellizzazione ed organizzazione, e organizzazioni territoriali come per esempio per Lecce-Brindisi e Taranto, con più funzioni e forti funzioni amministrative” per eliminare degenerazioni e sperequazioni che si riscontrano nell’attuale organizzazione del Paese. 

Articoli correlati

Pelù, Blasi durissimo su Fb: “Il Pd rischia di non avere speranza”

Redazione

Signore (MRS): siamo pronti, ascoltiamo i cittadini e scegliamo un candidato sindaco espressione dei loro bisogni

Redazione

Riondino ai tarantini: “Non andare più a votare”

Redazione

Mrs, Daniele Zaminga nominato coordinatore cittadino di Cursi

Redazione

Consulenti esterni nelle Commissioni, scontro a suon di pareri legali

Redazione

Santa Teresa, Brigante “bacchetta” Rollo

Redazione