LECCE- Sono partiti dal Capo di Leuca alle 7, arrivati all’ex Foro Boario con i pullman. E hanno iniziato a sfilare di buon mattino per le strade della città: in testa olivicoltori e anziani, poi i sindaci con i gonfaloni dei Comuni del Basso Salento, poi gente, tanta. E in coda i trattori. Hanno riempito Lecce ripetendo uno slogan semplice: “Senza ulivi uccidiamo il Salento”
La marcia organizzata dal Comitato “Voce dell’ulivo” ha compattato il fronte agricolo.La richiesta è precisa: chiedere il riconoscimento dello stato di calamità naturale, il veicolo attraverso il quale far arrivare direttamente ai coltivatori le somme necessarie per curare gli oliveti. Non si è riusciti, però, a consegnare il documento unitario, articolato in dieci punti programmatici, stilato dalle associazioni di categoria al prefetto, che non era in piazza perché sarebbe stato irrituale, ma che comunque era in attesa di ricevere una delegazione.
La preoccupazione c’è, dilagante. La moria di alberi fa paura e nessuno lo nasconde.Posizioni diverse, invece, ci sono per quanto riguarda le misure obbligatorie varate dalla Regione Puglia, soprattutto quelle relative all’uso di fitofarmaci.
Qualcuno distribuisce volantini chiedendo attenzione su questo.Ed è pure una delle titubanze più forti manifestate dai sindaci.
Il timore vero è di dover rinunciare, a lungo andare, al comparto che rappresenta la spina dorsale non solo dell’agricoltura salentina, ma anche di turismo, cultura, all’identità. Si chiede di decidere in fretta e di concentrarsi sulla ricerca. Da Piazza Sant’Oronzo, poi, la strigliata agli europarlamentari pugliesi.
La promessa è fatta: “Senza risposte, marceremo a Roma”.