Cronaca

Trivelle a Leuca, la protesta prende forma: il 9 primo sit in

LEUCA-  Dopo il primo choc iniziale, inizia a prendere forma la protesta contro la ricerca di petrolio a largo di Leuca. L’appuntamento per il primo sit in è fissato per il 9 novembre prossimo. Una manifestazione organizzata dal Pd provinciale, ma alla quale potrebbero aderire anche i sindaci del Basso Salento, che contro il rischio trivelle hanno già detto di avere intenzione di alzare un muro.

Anche il Movimento Regione Salento terrà una manifestazione di protesta sul lungomare Cristoforo Colombo di Santa Maria di Leuca, contro le trivelle  e contro il Pd che protesta, contestando le scelte del governo nazionale e del premier del loro stesso partito.

Ora, bisognerà passare però ai fatti e agli atti. Il tempo per elaborare le osservazioni alle richieste di prospezioni in mare è risicato: meno di due mesi. Entro il 21 per una istanza e il 22 dicembre per la seconda gli incartamenti vanno depositati al Ministero dello Sviluppo economico, che ha avviato l’istruttoria il 30 ottobre scorso.

L’area interessata è enorme: 2.207 chilometri quadrati. E l’incubo di cavare oro nero dal fondale si avvicina sempre di più al litorale: ad appena 13,9 miglia, cioè 25 km da Punta Ristola. Lo dicono le richieste arrivate ai 19 Comuni rivieraschi del Capo di Leuca. I documenti svelano anche un dettaglio non da poco: il petrolio salentino è ambito, tanto da essere in parte conteso tra due colossi, l’americana Global Med e il duo Petroceltic Italia-Edison. Entrambe hanno presentato istanza per cercare idrocarburi nello stesso specchio acqueo, una concorrenza a cui dovrà porre fine il Ministero con la concessione del titolo minerario esclusivo.

Di mezzo, ovviamente, ci sono i rischi ambientali, da calcolare su impatti cumulativi, per quanto le procedure burocratiche siano frammentate. Perplessità desta soprattutto la metodologia air gun da utilizzare, spari di aria compressa, onde sismiche attraverso le quali ricavare notizie sulla composizione del sottosuolo. 

“La Puglia e il Salento hanno un ecosistema marino molto delicato che va tutelato e salvaguardato”, dice Gabriele Abaterusso, coordinatore della segreteria democratica, dalla quale arriva l’appello ai parlamentari di trovare una “soluzione normativa che consenta alle Regioni di non essere esautorate dalle autorizzazioni relative alle trivellazioni e di poter esprimere, in quanto espressione del territorio, un parere vincolante”. Il che, in soldoni, significa anche prendere le distanze dalle regole introdotte dallo Sblocca Italia.

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