TARANTO – Continua incessante l’opera delle forze dell’ordine contro lo spaccio di sostanze di stupefacenti. Dalle prime ore di oggi i poliziotti della Squadra Mobile della Polizia di Stato a Taranto sta dando esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip del Tribunale di Taranto, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 22 indagati ritenuti presunti responsabili dei reati di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, ma anche di estorsione. Dei 22 soggetti colpiti dal provvedimento, 17 sono destinatari della custodia cautelare, 5 della misura dell’obbligo di firma. Le indagini che hanno portato all’operazione iniziano nel 2021, dopo l’arresto in flagranza di una persona trovata in possesso di un chilogrammo di hashish. Da lì gli investigatori sono riusciti a ricostruire una fitta rete di spacciatori che, rifornendosi tramite un intermediario da due persone originarie del quartiere Tamburi di Taranto e di Oria (Brindisi), importavano nelle piazze di spaccio cittadine, soprattutto nella zona di piazza Messapia, grandi quantitativi di droga. I guadagni derivanti dalle attività illecite venivano spesso divisi tra i criminali all’interno di una nota discoteca tarantina, già precedentemente sequestrata dopo l’arresto di tre giovani per spaccio di droga e del gestore del locale per detenzione di armi da fuoco e munizioni. Nell’operazione odierna sono state indagate complessivamente 51 persone. L’indagine ribattezzata “Nettuno” ha portato a 22 misure cautelari firmate dal gip Francesco Maccagnano su richiesta del pubblico ministero Vittoria Petronella che ha coordinato le indagini della Squadra mobile: il gip Maccagnano ha disposto 8 misure in carcere e 9 domiciliari, mentre per 5 è stata adottato l’obbligo di firma presso gli uffici di polizia giudiziaria. In cella sono finiti Michele D’Elia, che risponde anche di ricettazione per aver firmato un assegno da 5mila euro per coprire l’incasso illecito proveniente da una partita di stupefacenti, Alessandro Masella, Gabriele Guarino, Antonio Cardone, Massimo Catapano, Cataldo Inerte, Luciano Nuccio, Iraldo Sammartino. Agli arresti domiciliari sono finiti invece Lorenzo Ventrella, Francesco Martinese, Nicola Masella, Ivan Colucci, Raffaele Brunetti, Francesco Attolino, Marco Speranza, Simone Zacometti. Ai domiciliari inoltre è finito anche Damiano Ranieri, elementi di spicco della criminalità tarantina, coinvolto nelle inchieste sul racket ai mitilicoltori: a lui e ad Alessandro Masella è contestato il reato di estorsione per aver imposto a un pusher di versare denaro per una partita di droga andata persa: quella modalità di richiesta, secondo il gip Maccagnano, era stata avanzata nel tipico stile mafioso. Un’intimidazione che secondo il magistrato merita di essere valutata dalla Direzione distrettuale Antimafia di Lecce a cui è stato trasferito questo segmento dell’indagine.