Politica

Ddl abolizione province, governo Renzi battuto in Commissione

ROMA-  E’ una corsa contro il tempo quella del governo Renzi per l’approvazione del disegno di legge Del Rio sull’abolizione delle province. E, per ora, il governo è stato battuto sul ddl in Commissione affari istituzionali.  Corsa contro il tempo perchè, se non sarà approvato entro la fine di marzo -cioè entro una settimana- a maggio si andrà alle urne per il rinnovo dei consigli provinciali.

Andiamo con ordine: il ddl Del Rio prevedeva in un primo momento la riforma della costituzione con l’abolizione delle province e, nell’attesa, la trasformazione delle province in enti i cui i vertici non sarebbero più stati eletti dai cittadini ma dai rappresentanti politici dei comuni.

Ma la riforma della Costituzione si è arenata e quindi le province sono rimaste. Quello che in realtà potrà cambiare è solo la loro natura.  Da qui la corsa: se non si arriverà all’approvazione definitiva del ddl, inizierà la fase delle elezioni, previste per il 25 maggio e, al momento, bisogna ancora ottenere l’approvazione in aula del Senato -molto delicata visti i numeri striminziti del governo- ed una nuova approvazione in aula alla Camera.

Oggi il testo del disegno di legge è stato approvato, prima di andare in aula nel pomeriggio, dalla prima Commissione affari costituzionali, dove però la maggioranza è stata battuta due volte anche se su aspetti di importanza marginale. Bisogna ora capire se questi mal di pancia si amplificheranno nella discussione in aula, impedendo l’approvazione stessa e decretando quindi il fallimento dell’intera manovra.

Si tratta di una manovra che ha destato moltissime perplessità -è il commento del costituzionalista prof. Pierluigi Portaluri-  In occasione della mia audizione alla Camera dei Deputati ho fatto presente i numerosissimi punti che il ddl non chiarisce: in sintesi, una manovra che doveva portare all’abolizione delle province, non solo non abolisce nulla ma crea un’impalcatura istituzionale e normativa complicatissima e assai confusa. Esattamente il contrario di quello che i cittadini si aspettano da un governo che ha messo la semplificazione dei processi decisionali al primo posto della sua agenda politica. La situazione paradossale è che non solo le province resteranno, ma rischia di crearsi un assetto istituzionale complessivo che dividerà l’italia in territori di serie a -quelli dove saranno all’opera le cosiddette città metropolitane- e territori di serie B -quelli dove funzioneranno solo queste province in versione depotenziata.  In sostanza è ragionevole temere che le città metropolitane saranno privilegiate nell’ottene importanti risorse finanziarie anche europee, e gli altri territori si troveranno invece a dover contendersi pochi e insufficienti fondi: anche qui il contrario di una politica che dovrebbe favorire la coesione territoriale riducendo, e non esasperando, la divaricazione dei territori dal punto di vista del loro sviluppo economico e produttivo“.

E -aggiungiamo noi- per fare l’esempio che ci riguarda da vicino, in Puglia la città metropolitana è Bari.

 

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