LECCE- 64.937: è il numero totale degli immobili a destinazione commerciale (negozi e laboratori) presenti nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto.
È il frutto di un’indagine del centro studi di Confartigianato imprese puglia, dalla quale emerge un dato su tutti: a reggere alla crisi, a tenere duro nonostante tutto, sono le botteghe artigiane, ancora capillarmente diffuse sul territorio. 13.289 laboratori di arti e mestieri -individuati nella categoria C3- sono distribuiti solo in provincia di Lecce; seguono Taranto con 6.081 e brindisi con 5.005. Dopo la provincia di Bari, è quella di Lecce a registrare il più alto numero di negozi con il 20,6%; segue la capitanata e poi Taranto con il 13,4 e brindisi con il 10,7. Infine, i fabbricati adattati per esigenze industriali sono 973 a Lecce, 912 a brindisi e 624 a Taranto.
Un buon dato quello che riguarda gli antichi mestieri, ma “purtroppo -sottolinea il presidente di Confartigianato imprese Francesco Sgherza- la sempre maggiore tassazione che grava, paradossalmente, anche sugli immobili strumentali, rischia di spazzare via migliaia di imprese. Il prossimo anno, secondo i nostri calcoli, l’impatto dell’Imu sugli immobili strumentali, unito a quello della Trise sui rifiuti e servizi indivisibili, annullerà, di fatto, i benefici di qualsivoglia altro sgravio o riduzione del costo del lavoro. È una pressione fiscale intollerabile e soprattutto iniqua”.
In pratica, si equiparano gli immobili produttivi alle seconde case, quando “i nostri laboratori sono la nostra prima casa”.