LECCE – Il 31 gennaio prossimo inizierà in Corte d’Assise a Lecce, il processo per gli imprenditori agricoli e i caporali accusati di riduzione in schiavitù, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Un risultato importante, dicono dalla Cgil e Flai Cgil Lecce, ma il compito di ripristinare la legalità in agricoltura non può essere demandato solo alla Magistratura.
Dall’impianto accusatorio è emersa con chiarezza l’esistenza di un’organizzazione criminale che, sfruttando la situazione di necessità e bisogno degli stranieri, reclutava cittadini extracomunitari per sfruttarli nel lavoro di raccolta stagionale delle angurie e dei pomodori.
Datori di lavoro agricoli e caporali, artefici e non vittime di questo sistema attivo a Nardò, come a Foggia, Rosarno o Pachino e in altre aree geografiche del Paese.
“Abbiamo apprezzato – sostengono dalla Cgil – la dichiarata volontà della Regione Puglia a costituirsi parte civile nel processo dell’operazione ‘Sabr’ e ora auspichiamo che un’analoga decisione sia presa anche dal Comune di Nardò. Solo l’azione sinergica di tutti quei soggetti che sono impegnati nella difesa dei diritti delle persone e dei lavoratori e per il benessere del territorio, farebbe la differenza”.