TARANTO – Niente acqua corrente da una settimana, il caldo insopportabile e, infine, alle 21 il black out. Condizioni drammatiche al carcere ‘Carmelo Magli’ di Taranto. E tra i detenuti scoppia la rivolta. Nella notte, esausti dalla situazione diventata veramente insopportabile, hanno protestato scagliando fuori dalle anguste finestre delle celle tutto il possibile: suppellettili, bombolette di gas incendiate, oggetti di ogni tipo.
Fortunamente nessuno è rimasto ferito. ” Né tra i detenuti, né tra i poliziotti penitenziari – spiega Erasmo Stasolla della Fsn Cisl – costretti tutti a convivere in una struttura che potrebbe contenere 250 reclusi e dove, però, oggi se ne contano più del doppio”. In una struttura, continua, dove “la tensione rimane palpabile e non è detto che potrà stemperarsi nelle prossime ore in assenza di novità”.
Sui guasti alla rete idrica arrivano, intanto, le rassicurazioni dall’Acquedotto pugliese e dagli ingegneri chiamati dalla Direzione del carcere. Rinviate, a causa della sommossa, le celebrazioni previste per la giornata dedicate a San Basilide, patrono della polizia penitenziaria. Doveva essere un giorno di festa. Sarebbe dovuto arrivare in visita al carcere anche il vescovo di Taranto Mons. Filippo Santoro.
Alcuni detenuti avrebbero ricevuto anche il sacramento della cresima. “L’auspicio della Fns Cisl – conclude Stasolla – è che il Dipartimento centrale dell’amministrazione penitenziaria, ponga fine alla sofferenza gratuita dei detenuti costretti a vivere nel sovraffollamento e dei poliziotti penitenziari, costretti anche loro ad assicurare un servizio responsabile e puntuale in una situazione non più sostenibile di carenza di organici”.
Anche Giuseppe Moretti Segretario nazionale dell’Ugl polizia penitenziaria commenta quanto accaduto nella notte a Taranto: “I detenuti – spiega – già da tempo soffrivano di interruzioni nella fornitura dell’acqua, ma di fronte al black out si sono ribellati, appiccando il fuoco ad alcune bombolette di gas usate per scaldare il cibo che hanno gettato nei corridoi delle sezioni e nei cortili. Diversi detenuti e agenti si sono sentiti male a causa del fumo. Una situazione drammatica – prosegue Moretti – che poteva essere evitata: il problema dell’erogazione dell’acqua è noto e persistente, sia nel carcere di Taranto che in altre strutture penitenziarie, ma non è mai stato fatto nulla di concreto per risolverlo.
Quanto accaduto a Taranto – conclude – è anche il risultato di oltre tre anni di tagli ai fondi per la manutenzione delle strutture penitenziarie e per la realizzazione del Piano carceri, sulla base del quale sono stati realizzati solo 2 dei 13 nuovi penitenziari, annunciati ormai tre anni fa”. I sindacati chiedono infine al Ministro della Giustizia, Paola Severino, di passare subito dalla fase di studio a provvedimenti concreti.
Alessandra Martellotti