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Lecce: Lupi famelici o pecorelle smarrite? Di chi è la colpa?

LECCE (di M.Cassone) – Una sconfitta così cocente quella del Lecce a Foggia che è difficile da commentare. Quattro gol sono proprio tanti e sono pesanti da digerire. Il Lecce è in piena zona retrocessione e non ci sono scusanti. A pagare per primo è sempre l’allenatore, ed è giusto che i tifosi chiedano l’avvicendamento in panchina. Però ci sono delle domande che sorgono spontanee: “Quante volte il cambio di allenatore ha giovato a una squadra?”. E qui c’è da riflettere e per farlo bisogna pensare a Lerda, Toma, Gustinetti, Moriero, Pagliari, Bollini e ora al mister di Alcamo. “Come mai il Lecce puntualmente, ogni anno, si ritrova a cercare un capro espiatorio per continuare a sognare un qualcosa che forse non merita di sognare a causa di errori fatti in fase di progettazione sia come tempi sia come uomini?”.

“Su quale enciclopedia abbiamo letto che questo Lecce deve andare in serie B per forza?”.

Ovvio che la società a questo punto deve fare delle scelte, se Asta è considerato il colpevole di quest’ennesima figuraccia e dell’attuale posizione in classifica è giusto che venga licenziato, ma bisogna avere le idee chiare. Questa squadra ha bisogno di una vera identità di gioco. Asta non è riuscito fino a oggi a forgiarla secondo le sue idee, è lapalissiano, è sotto gli occhi di tutti, ma è solo colpa sua, oppure gli eventi non sono stati favorevoli al progetto? Si può attribuire la colpa del palese “non gioco” agli infortuni? Siccome non potremo mai avere una risposta a tutto ciò, si proceda, si vada avanti e si scelga cosa fare.

Via Asta? In tal caso, però, ci vorrebbe un allenatore di esperienza in grado di gestire prima le tensioni dell’ambiente e poi quelle dello spogliatoio, una persona con un’idea di gioco semplice, senza fronzoli, ma concreta.

Si continua con Asta? Bisogna andare avanti a testa bassa e con tanta umiltà, senza guardare la classifica e senza fare proclami inutili. Prima occorre conquistare i punti necessari a una salvezza tranquilla e poi con umiltà si potrà pensare ai Play Off. Umiltà è una parola che dovrebbero tatuarsi tutti sulla mano destra, per non dimenticare mai che non si va da nessuna parte senza l’umiltà.

È un bruttissimo momento in casa Lecce, proprio alla vigilia della cessione definitiva del pacchetto di maggioranza arriva questa grana psicologica che opprime l’ambiente.  Spenti gli entusiasmi dello slogan “Lecce ai leccesi” più di qualcuno si accorge di non avere più “baresi” da contestare.

Le pretese dei tifosi sono giuste, difendere la propria maglia è sacrosanto, però bisogna avere pazienza… Anche perché non c’è soluzione alcuna, non si risolvono i problemi ululando alla luna. Ai calciatori, che sono coloro che scendono in campo, vorremmo ricordare che furono presentati come lupi famelici e invece, col passare delle giornate, sembrano delle pecorelle smarrite.

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