Cronaca

Ex inceneritore di Maglie, bonifica sì, ma solo a metà

MAGLIE (LE) – Bonifica sì, ma solo per metà. Per l’ex inceneritore comunale di Maglie, quello di Contrada ‘Sant’Isidoro’, scarseggiano i fondi per poter portare a completamento l’intero processo di smaltimento delle ceneri derivanti dalla combustione dei rifiuti e che lì sono rimaste sepolte per 36 anni.

Entro il 30 novembre – questo è il termine che si è dato il Comuneverranno affidati i lavori ad una delle 5 ditte pugliesi individuate proprio in questi giorni per dare avvio alla procedura negoziata. In ballo, per il momento, ci sono solo 105mila euro, stanziati dalla Regione Puglia, a fronte dei 185mila euro richiesti per la caratterizzazione, procedura che avrebbe dovuto indagare anche il penetramento in profondità degli inquinanti e la possibile contaminazione della falda.

Un’indagine dichiarata superflua nell’ultima Conferenza di servizi che si è avuta a Bari nel mese di luglio. Le analisi fatte svolgere in un laboratorio della zona dall’amministrazione comunale hanno, infatti, evidenziato che quelle ceneri dopo 4 decenni, non presenterebbero più residui di diossine, metalli pesanti e altre sostanze pericolose. Sono classificate non più come ‘rifiuti pericolosi’, ‘speciali non tossici’ ed ‘eco tossici’, come ipotizzato inizialmente dall’Ufficio tecnico.

Sono, infatti, ‘rifiuti speciali non pericolosi’, ma al pari degli inerti, hanno bisogno di procedure di bonifica particolari e discariche per lo smaltimento apposite,  non presenti in provincia di Lecce. In totale, secondo una stima sommaria, servirebbero circa 300mila euro, anche perchè la superficie interessata è di circa 12mila metri quadrati, di cui 5.200 occupati ancora dalla struttura dell’inceneritore.

Le polveri mineralizzate si estendono invece su 800 metri quadri e hanno un’altezza che oscilla tra i 2 ai 6 metri. I 105mila euro stanziati da Bari serviranno a malapena a smaltire la metà dei 3.500 metri cubi complessivi di ceneri.

“Parteciperemo al prossimo bando – dice il Sindaco Antonio Fitto– anche perchè la Regione quei fondi dovrà pur spenderli”. E anche perchè quell’area è in una posizione decisamente delicata, a ridosso del polo sportivo con i campi di calcio e la piscina comunale, il circolo tennis, il palazzetto dello sport.

E vicino pure alle abitazioni che nel corso del tempo sono nate lì intorno, cingendo l’ex termodistruttore che ha fagocitato e bruciato plastiche, scarti di macellazione, alluminio, tutti i rifiuti solidi urbani prodotti dai cittadini di maglie tra gli anni ’60 e ’70.

E’ dopo la tragedia di Seveso del 1976 che i forni sono stati spenti. Ma per cancellare definitivamente la presenza di quest’ecomostro, a queste condizioni pare ci vorrà ancora tempo, nonostante 36 anni di attesa.

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