Cronaca

La Camera approva l’accordo Tap, De Vincenti: “Valuteremo i diversi approdi”

ROMA- “La Camera approva”. Dopo la bagarre delle scorse ore, è questo il definitivo via libera al gasdotto Tap, arrivato alle 13.30 con la ratifica dell’Accordo internazionale tra Italia, Grecia e Albania, fatto ad Atenen il 13 febbraio scorso e già approvato dal Senato. Tre ore di discussione travagliata, avviata con l’abbandono dell’aula da parte del M5s, dopo la bocciatura della richiesta di sospensione dei lavori, avanzata per permettere una conferenza dei capigruppo sulla legge elettorale. La seduta, dunque, è andata avanti, spedita, senza il gruppo parlamentare pentastellato.

Avanti bocciando anche la questione sospensiva posta da Sel, che ha ritenuto il progetto della Trans Adriatic Pipeline colmo di contraddizioni: un volume di gas molto maggiore rispetto al fabbisogno italiano; un tratto a terra di 8,8km, nonostante la stessa Tap abbia detto che non poteva essere superiore ai 5 km per ragioni di sicurezza; i dati ritenuti “propagandistici” sulle ricadute occupazionali; i possibili danni al fondale che sarebbero già stati causati dalle prospezioni; i dubbi delle popolazioni locali. Gli unici a votare a favore del rinvio, paradossalmente, i parlamentari della Lega Nord, contrari, tra gli altri, il Pd e Fi.

Ed è sempre l’inedito duo Sel- Lega Nord, per quanto mosso da ragioni diverse, l’unico a criticare l’Accordo internazionale su Tap. Sinistra ecologia e libertà perchè il progetto verrebbe calato “sulla testa del territorio”, il partito di Maroni perchè l’Italia è completamente esclusa dalla torta, visto che Tap ha sede in Svizzera e ha solo soci esteri.

Il resto delle forze politiche ha detto si. Incassando, comunque, un approvazione sugli ordini del giorno proposti da Bellanova uno e Palese l’altro. Ed è qui che entra in gioco la spina dell’approdo a San Foca. Il primo ha sostanzialemnte chiesto che la ratifica dell’accordo internazioanle “non determini alcun automatismo rispetto all’ipotesi di localizzazione di approdo proposta”. Il secondo, a firma di Palese, è stato riformulato, nel senso di impegnare il governo alla più attenta valutazione degli aspetti ambientali e dei risultati della consultazione.

Il sottosegretario De Vincenti, però, è stato chiaro: San Foca rimane non l’opzione, ma un’opzione. Però rimane.

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