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Ricci, il CDM impugna la legge. Pagliaro: “Tiriamo dritto e difendiamo i nostri mari”

PUGLIA – La questione è meramente di competenza, non si discute la bontà o meno della legge in questione, ma il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, ha deliberato di impugnare la legge sui ricci di mare della Regione Puglia, la n. 6 del 18 aprile 2023 recante ‘Misure di salvaguardia per la tutela del riccio di mare’, quella di cui è proponente il consigliere regionale salentino Paolo Pagliaro.

La legge, di fatto in vigore dal 5 maggio scorso, impone il divieto di pescare i ricci nei mari di Puglia per tre anni “per consentire il ripopolamento dei fondali a rischio desertificazione a causa del prelievo massiccio degli ultimi anni. Non basta -per il consigliere Pagliaro- il periodo di fermo biologico nei mesi di maggio e giugno, serve uno stop di tre anni per lasciare ai ricci tempo e modo per riprodursi”.

Secondo il Consiglio dei Ministri, alcune disposizioni si pongono in contrasto con la normativa statale, internazionale ed europea in materia di ambiente e mare, violando l’articolo 117, secondo comma, lettere a) e s), della Costituzione, ovvero con quanto sancito dal Titolo V della Costituzione, e quindi con le previsioni dell’articolo in materia di competenze legislative tra Stato e Regioni: lo Stato ha legislazione esclusiva in materia di rapporti internazionali e con l’Unione europea (lettera a) e tutela dell’ambiente e dell’ecosistema (lettera s).

Ovviamente Pagliaro non ci sta e fa immediatamente appello alla Regione:

«Mi aspetto che la Regione Puglia difenda una legge approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, opponendosi all’impugnativa del Consiglio dei ministri della nostra legge. Noi sosteniamo da sempre il diritto a difendere il nostro mare, il cui ecosistema è minacciato dall’incombente estinzione di una specie essenziale per il suo equilibrio. La mia proposta di legge – voglio ricordarlo – è stata condivisa e sottoscritta dal presidente Emiliano e da 49 consiglieri regionali. È stata accolta con entusiasmo dai cittadini pugliesi e da tutti quelli che amano il mare, dalla Guardia Costiera, dagli ambientalisti, dal mondo della scienza, dai ristoratori e dagli stessi pescatori autorizzati che ormai trovano ben poco sui fondali desertificati.

Non è un capriccio -insiste con forza- ma nasce da evidenze scientifiche: sui nostri fondali i ricci sono pressoché estinti, e questo determina la proliferazione incontrollata delle alghe e la scomparsa di altre specie ittiche. Perciò ribadiamo la necessità di fermare la pesca dei ricci per i prossimi tre anni, con divieto di prelievo, raccolta, detenzione, trasporto, sbarco e commercializzazione degli esemplari e dei relativi prodotti derivati freschi fino al 2026”. C’è di più: “Ci siamo mossi nel solco del settore della pesca, che è di competenza regionale, come più volte affermato dalla stessa Corte costituzionale. A fine maggio ho anche incontrato il ministro Pichetto Fratin chiedendogli che il fermo possa essere esteso all’intero territorio nazionale come già è avvenuto per le oloturie. Intanto -sottolinea il consigliere Pagliaro – la nostra legge resta in piedi finché la Corte non la dichiarerà eventualmente incostituzionale».

 

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