CronacaEconomia

24 aziende non ammesse alla CIG, pioggia di ricorsi

E’ tempesta di ricorsi e solleciti dopo che la Regione Puglia ha bloccato sulla porta 24 aziende leccesi, non ammesse al trattamento della CIG in deroga del 2012. L’elenco è lungo, le aziende provengono dai settori più diversi, le motivazioni alla base del respingimento delle loro richieste di ammortizzatori sociali sono le più disparate.

Una lista complessa, pubblicata sul bollettino della Regione Puglia dello scorso 21 marzo. In questi giorni le imprese stanno annaspando nel tentativo di uscire dal guado. A rimanere impigliati nel groviglio burocratico, infatti, rischiano di essere 183 lavoratori solo in provincia di Lecce, ai quali si aggiungono i dipendenti di 28 aziende tarantine e di 9 brindisine. Numeri che si sommano a quelli delle aziende a cui la cassa è stata persino revocata. In provincia di Lecce è il caso, noto, della stessa associazione degli industriali, per i suoi 7 dipendenti.

La CGIL è a lavoro per cercare di virare la rotta, premendo sugli uffici baresi perchè facciano in fretta. 4 richieste di Riesame immediato sono già partite.

Per il momento, solo due di queste hanno trovato risposta e le società sono state riammesse al godimento dell’ammortizzatore sociale in deroga. Sono, tra l’altro, i casi più eclatanti: Tessiltech di Casarano e Newlat di Lecce. La prima con 40 dipendenti, la seconda con 12.

Tutte le altre potrebbero non riuscire ad uscire indenni dalle forche caudine delle verifiche che, a posteriori, ha effettuato la Regione. Il controllo, infatti, non è sulle nuove domande di ammissione alla cassa, bensì sulle vecchie richieste che dovrebbero coprire un periodo che va da maggio a dicembre 2012.

Dunque, oltre al danno la beffa. Oltre ai ritardi, alle mancate erogazioni, per i restanti 132 lavoratori leccesi la prospettiva potrebbe essere quella di rimanere a bocca asciutta. Anzi, se hanno già percepito alcune mensilità, il paradosso sarebbe quello di dover chiedere a loro la restituzione delle somme incassate.

“Sarebbe assurdo – dicono dalla CGIL – e comunque non lo permetteremmo. Al massimo a pagare, dovrebbero essere le aziende”. Anche perchè qui si tratta quasi sempre di motivazioni più formali che sostanziali. Dall’Antinfortunistica Generale di Lecce alla Blucapp Siderugica di Muro, dal Centro ricerche biochimiche di Gallipoli alla Duriplastic di Salice, fino all’Editunnel, Fibrover Cooperativa, alla Fimac di Matino o l’Istituto per l’Economia del Salento, solo per citare quelle più rappresentative, le contestazioni di via Capruzzi riguardano l’incompletezza della documentazione, dei verbali sottoscritti in provincia, ad esempio, o della fruizione dei periodi di ferie dei dipendenti.

C’è chi non è stata dichiarata ammessa perchè, addirittura, non ha allegato la marca da bollo. Dimenticanze, vuoti cartacei, che rischiano di tramutarsi in macigni sociali. Visto che “l’Inps non è autorizzata ad erogare loro il trattamento di cassa integrazione in deroga”.

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