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Super sconto bus solo a Bari. E il Salento resta a terra

Prendere il bus a Bari costerà 20 euro l’anno. Il progetto, annunciato la scorsa settimana, non è stato ancora approvato ma la strada oramai è tracciata. Ci sono cinque milioni di euro del Pon Mobilità messi a disposizione del capoluogo pugliese che ha deciso di far leva sui Fondi europei.

Obiettivo? Ridurre il numero delle auto in città. Tutto bene? Certo, l’iniziativa del sindaco Antonio De Caro non può che incontrare i favori dei cittadini. Peccato però che questo progetto sia stato possibile ascrivere solo alla città di Bari (e ai suoi cittadini) lasciando fuori inevitabilmente le altre città pugliesi, come Lecce, Brindisi, Taranto, Foggia e i centri della Bat: Bari, Andria e Barletta. Un’opportunità che meriterebbero di cogliere al volo. E invece si assiste – per l’ennesima volta – ad una disparità di trattamento, figli e figliastri. 

Questo sviluppo – sottolinea il consigliere regionale Paolo Pagliaro – è riservato esclusivamente alle città metropolitane, mentre viene negato alle altre città capoluogo di provincia, che non hanno i mezzi per poter incentivare buone pratiche come l’utilizzo dei mezzi pubblici a costi accessibili a tutti. Un modo per far respirare le città e per aiutare le famiglie che si trovano a fare i conti con gli aumenti anche nel trasporto pubblico locale”.

Siamo alle solite. Tutta colpa della legge Del Rio che di fatto ha alimentato (e consolidato in alcuni casi) una iniqua disparità di finanziamenti e vantaggi fra città metropolitane e province, spogliando le province di competenze e risorse materiali e umane, fino a ridurle all’immobilismo.      

Perché – si chiede Pagliaro – riservare alle sole città metropolitane i mezzi per poter raggiungere gli obiettivi di innovazione e sviluppo previsti dall’Agenda Urbana europea? Perché escludere i cittadini delle province periferiche, già penalizzati da infrastrutture deficitarie e servizi di serie B, sudditi alla corte delle città metropolitane che fanno da asso pigliatutto e continuano a progredire, lasciando indietro le altre?”. Siamo al paradosso: invece di colmare i divari fra territori, le politiche europee – e i fondi che le finanziano – di questo passo finiscono per scavare solchi sempre più profondi. “Nel caso del Pon Metro – ricorda Pagliaro – parliamo di quasi 600 milioni di euro tra fondi Fesr e Fse, a cui se ne aggiungono 300 di cofinanziamento nazionale. Una torta divisa in sole 14 fette, mentre i territori periferici restano a bocca asciutta. A questa distorsione è arrivato il momento di porre un argine ed anzi un freno, rimettendo in equilibrio politiche strabiche ed inique”.

In caso contrario lo sviluppo dei nostri territori rischia di restare una chimera.

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