Cronaca

Via Montello, il ricordo di un incubo

LECCE – E’ il pomeriggio del 28 settembre 2020 quando l’insospettabile Antonio De Marco, 21enne studente di Scienze Infermieristiche, tirocinante nel Vito Fazzi, viene raggiunto in ospedale ed arrestato con l’accusa di duplice omicidio.

Ad una settimana esatta dal massacro di via Montello, il 21 settembre, i carabinieri e la Procura mettono insieme, una tessera dopo l’altra, i momenti di una delle pagine di cronaca più drammatiche della storia del Salento.

Nonostante la cura minuziosa nell’organizzare l’assassinio dei due fidanzati Eleonora Manta e Daniele De Santis, lo studio del percorso per evitare le telecamere, i bigliettini scritti di suo pugno con la sequenza delle azioni, De Marco lascia le sue tracce e commette degli errori.

Alcuni giorni di osservazioni e pedinamenti, poi per lui scattano le manette. Un arresto a cui segue una confessione piena quella stessa notte.

Passano tre mesi e la Procura chiude le indagini chiedendo il giudizio immediato per l’assassino di Casarano oggi condannato al carcere a vita.

La personalità di De Marco a poco a poco viene fuori e fa emergere particolari sempre più inquietanti insieme alla verità più triste: Eleonora e Daniele, coppia innamorata, pronta ad una nuova vita, sono stati massacrati da una mente delirante, e la loro unica colpa era proprio quella di essere felice.

Un quadro psicopatologico grave, composito e complesso quello che viene fuori dalle diverse perizie e consulenze psichiatriche, ma non tanto da evitargli l’ergastolo in carcere. Viene riconosciuto capace di intendere e di volere al momento del fatto, di aver progettato tutto con lucidità, di aver tentato di cancellare ogni prova che invece gli inquirenti hanno raccolto e portato in aula partendo dalle ultime foto scattate dai loro cellulari qualche secondo prima del massacro. Come quella di Eleonora seduta in cucina scattata un minuto prima della chiamata al 118 da parte dei vicini. L’assassino, in quel momento era già in casa. Aveva le chiavi, non aveva avuto bisogno di suonare.

È stato questo ad indirizzare le indagini, immediatamente, su di lui: ex inquilino che da poco aveva lasciato quell’appartamento e che covava rancore e odio.

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