LECCE – Il paradosso di una burocrazia cieca vede un uomo ammalato e in sedia a rotelle rischiare di finire in mezzo a una strada. E, paradosso nel paradosso, lui sta combattendo per poter restare, finché non avrà un altro tetto sulla testa, in una casa fatiscente.
Siamo a Lecce, via Pistoia. Il signor Antonio De Carlo e sua moglie sono al sesto piano di una palazzina, nell’appartamento che per tutta la vita è stato del padre di Antonio e che l’uomo divideva con la figlia. Antonio nel 2014 fu colpito da un ictus e fu ricoverato in una struttura a Casarano in cui restò per mesi. La moglie, nel frattempo, si occupava dell’anziano suocero. Per questi due motivi, la casa in cui i due coniugi abitavano, fu chiusa per diverso tempo e l’affitto non fu pagato. Da qui, lo sfratto. Con la casa sparirono anche mobili, stoviglie e abiti di Antonio e della moglie, che si ritrovarono all’improvviso senza nulla. Poco dopo, il padre di Antonio morì.
In via Pistoia, a quel punto, vivevano Antonio, la moglie e la sorella. Poi, nel 2016, all’improvviso e tragicamente, la sorella morì d’infarto. Così Antonio ha perso qualunque diritto sulla casa che fu del padre. E, nel frattempo, aveva perso i 7 punti che aveva nella graduatoria per l’assegnazione di un alloggio popolare proprio. Ora, obeso, iperteso, diabetico, in sedia a rotelle, ha ricevuto dal Comune di Lecce -segnala lo Sportello dei Diritti di Gianni D’Agata- una comunicazione di avvio del procedimento con il quale intende escluderlo dalla graduatoria per l’assegnazione di alloggi popolari, sul presupposto che egli è occupante abusivo della casa già assegnata al padre. Entro il 15 di ottobre deve andarsene.
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