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Ribaltamento stazione: stop ai lavori per una falda acquifera…già nota 7 anni fa

LECCE  – C’è acqua nel sottosuolo della cava che deve ospitare parte dei lavori per il ribaltamento della stazione di Lecce. C’è ora e c’era sette anni fa, quando è stato pubblicato il primo bando per la progettazione dei lavori.

La conferma arriva dalla relazione, a cura del geologo Antonio Alfarano, allegata al progetto definitivo posto a base di quella gara. Tradotto: qualunque proposta avanzata dalle aziende che hanno partecipato al bando non poteva che partire da qui, dai dati messi a disposizione, anche con appositi studi e relazioni, già nel 2014.

Un dato noto, dunque. Eppure oggi, a distanza di ben 7 anni, risulta l’improvvisa causa dello stop al cantiere, tanto da rendere necessaria una modifica al progetto iniziale: si ipotizza la riduzione del parcheggio interrato da tre a due livelli e il recupero di quelle aree sosta in superficie. A questa variante si sta ancora lavorando: dovrà poi essere valutata, approvata e, infine, messa in pratica. Con tempi ancora da definire.

Ecco cosa emerge dalla relazione geologica che abbiamo scovato tra i documenti ufficiali: “Dati desunti da perforazioni (pozzi) effettuate per ricerca d’acqua -si legge- indicano la presenza di una falda a circa -60m dal piano campagna, (acqua) che circola alla base della Pietra leccese“.

E qui arriva la prima domanda: se nel progetto definitivo (che vedete sotto, in foto) l’ultimo livello, quello più profondo, era previsto esattamente a 38,83 metri di profondità  – quindi oltre 20 metri al di sopra della falda – cosa è cambiato adesso? Il progetto esecutivo ha apportato modifiche?  Se sì, come era lecito, su quali basi?

Quell’esecutivo doveva essere prodotto entro 90 giorni dall’aggiudicazione definitiva, avvenuta nel 2018 a favore del gruppo D’Oronzo e Babbo. È in quei 3 mesi che l’impresa avrebbe dovuto verificare la fattibilità di quanto chiamata a realizzare, anche con ulteriori carotaggi in loco. E allora perchè la scoperta dell’ostacolo è avvenuta soltanto al margine delle indagini effettuate a fine 2020? Un periodo in cui il cantiere doveva dirsi concluso già otto mesi prima.

Nel disciplinare di gara, al paragrafo relativo all’assegnazione del punteggio, l’offerta tecnica risultava il criterio di valutazione in assoluto più pesante. Sintomo della crucialità e del peso, facilmente intuibile, a fronte di 10 milioni e 300mila euro circa di fondi pubblici in ballo. Un finanziamento importante che in 7 anni, per un motivo o per l’altro, non ha ancora dato i suoi frutti. E i cittadini attendono chiarimenti.

E.Fio

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