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Attuazione piano rigenerazione post xylella, Pagliaro: “Risposte chiare su risorse spese e progetti di ricerca”

SALENTO – “È sotto gli occhi di tutti l’inadeguatezza del Piano straordinario per la rigenerazione olivicola del territorio salentino colpito dalla xylella fastidiosa, previsto dalla legge 44/2019 per risollevare la vasta area devastata dal batterio killer degli ulivi. I 300 milioni stanziati sono nulla rispetto al danno, quantificato in 1,3 miliardi di euro già nel 2020, senza considerare che nel frattempo la situazione è peggiorata, con contagi nel 50% delle campagne tarantine, oltre a quelle di Lecce e Brindisi”. Così il consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo de La Puglia Domani e presidente del Movimento Regione Salento, interviene sul post xylella, chiedendo risposte su risorse e progetti.
“Basta un dato su tutti per fotografare l’insufficienza delle misure messe in campo -dice- a fronte di domande di espianto degli ulivi disseccati per 216 milioni di euro, l’Assessorato regionale all’Agricoltura ne ha finanziate appena il 19%. La dotazione di 40 milioni per espianti e reimpianti è una goccia nel mare, e servirebbe un’iniezione di risorse ben più massiccia per sostenere la ricostruzione di un patrimonio produttivo e paesaggistico praticamente raso al suolo. Nel Salento gli olivicoltori sono senza reddito da anni, si contano milioni di piante secche, oltre cento frantoi hanno dovuto cessare l’attività e sono stati svenduti a pezzi all’estero, 5mila posti di lavoro sono andati persi nella filiera dell’olio extravergine di oliva.
S’impone dunque un bilancio dell’attuazione del Piano di rigenerazione. A questo puntano l’interrogazione urgente e la richiesta di audizione che ho presentato in Consiglio regionale: quantificare gli interventi attuati e valutarne l’efficacia, ma soprattutto allargare il raggio d’intervento ad una visione più ampia, che guardi oltre il post xylella e punti ad una rigenerazione effettiva dell’intera agricoltura salentina, di un paradiso che sta diventando deserto. È un vero colpo al cuore assistere all’abbandono di un territorio che ha perso la sua coltura identitaria e si sta riducendo in cenere anche a causa dei roghi che da settimane imperversano nelle campagne. Raccogliamo il grido di disperazione degli agricoltori salentini ma anche l’allarme del mondo scientifico. Sollecitiamo risorse congrue, procedure burocratiche snelle e tempi di erogazione rapidi per ristorare chi è stato atterrato dalla xylella. Anche la ricerca, leva essenziale per dare prospettiva alla rigenerazione agricola, ha bisogno di finanziamenti adeguati per individuare celermente altre cultivar resistenti al batterio, oltre a Favolosa e Leccino, e per studiare il fenomeno nel suo complesso.
Noi non ci rassegniamo all’inerzia e alla passività, non stiamo a guardare la nostra terra che muore mentre la Regione sembra più interessata a bloccare l’avanzata della xylella nel nord della Puglia che a ridare ossigeno ai territori già sfregiati dal batterio. Abbiamo fatto proposte concrete per contribuire all’opera di rigenerazione della nostra agricoltura e dell’economia che ne trae linfa vitale: in questa direzione va la nostra proposta di legge per il riutilizzo a fini artigianali e artistici del legno degli ulivi dissecati, per dare nuova vita ai tronchi monumentali sottraendoli agli inceneritori di regioni vicine che vengono a rastrellarli a costo pressoché zero. Abbiamo chiesto di destinare alla riforestazione delle campagne salentine parte dei risarcimenti promessi da Tap e Snam per il gasdotto che attraversa il nostro territorio e sfocia nella marina di Melendugno.
Il nostro impegno va in due strade: chiedere conto di come siano stati spesi i 300 milioni stanziati dal Governo centrale e i fondi regionali rivenienti dal Programma di Sviluppo Rurale, con una serie di domande precise alle quali ci aspettiamo risposte chiare; sollecitare un progetto complessivo di ricostruzione del territorio salentino colpito dalla xylella, che vada al di là di interventi a pioggia che potrebbero rivelarsi inefficaci senza una visione strategica per il futuro di un territorio in ginocchio”.

 

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