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Inquinamento, ecco i rischi per i bambini: i tarantini bussano all’Onu

TARANTO- La situazione che vivono i bambini di Taranto sarà sottoposta al vaglio del Comitato delle Nazioni Unite sui diritti del bambino, con sede a Ginevra.

Lo annuncia la cordata di associazioni ioniche che costituiscono il Comitato per la salute e per l’ambiente di Taranto (a cui aderiscono Peacelink, Genitori Tarantini, Comitato Quartiere Tamburi, Articolo 32, LiberiAmo Taranto e Lovely Taranto) , dopo la pubblicazione del nuovo studio della rivista scientifica internazionale Nature sugli effetti dell’inquinamento ambientale anche sul quoziente intellettivo dei bambini che vivono non lontano dallo stabilimento siderurgico.

I piccoli dei quartieri Tamburi e Paolo VI, i più prossimi all’area industriale, infatti, sono più esposti a disturbi del comportamento, rischi di autismo, ansia e depressione. Questo a causa degli effetti neurotossici sinergici dovuti all’interazione tra arsenico, ritrovato nelle urine, e piombo, trovato nel sangue. È la conferma a ciò che da tempo le associazioni denunciano. La ricerca ha riguardato circa 300 bambini con un’età compresa tra i sei e gli 11 anni che vivono nei due quartieri e riprende, continua e approfondisce uno studio già condotto nel 2017 dall’istituto Superiore della Sanità, che ha rimarcato che quei bambini hanno un quoziente intellettivo più basso rispetto ai coetanei residenti in altri quartieri. Nature dimostra ora che gli effetti del piombo e dell’arsenico non solo si sommano ma si amplificano reciprocamente.

Ecco perché la loro immissione “in atmosfera – dicono dal Comitato – va fermata. Il tempo dell’attesa e delle proroghe è finito. Siamo di fronte all’acclarata persistenza di un rischio neurotossico inaccettabile”.

Si alza il tiro, chiedendo la chiusura della fabbrica. E lo si fa nei giorni più caldi per Taranto: il 27 giugno scade il termine per il deposito della decisione del Consiglio di Stato sul ricorso presentato da ArcelorMittal e Ilva in Amministrazione straordinaria contro la sentenza del Tar di Lecce che dispone lo stop agli impianti ritenuti inquinanti, quelli dell’area a caldo, in ottemperanza a un’ordinanza del sindaco Rinaldo Melucci.

Le voci su un nuovo decreto salva-Ilva, però, si fanno sempre più insistenti tanto da portare il Comitato a chiedere ufficialmente ai ministri Speranza e Cingolani di smentirle ufficialmente.

 

 

 

 

 

 

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