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“Atti sessuali e tortura”: il piano originario di De Marco. Sui fogli il sigillo di satana

LECCE – Del suo piano piano criminale De Marco conservava nella sua abitazione leccese una “bozza”. Ed è in quella originaria tabella di marcia, scritta a mano, che emerge un altro spaccato del massacro di Via Montello. O almeno di quello che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto essere.

Non solo un’ora di tortuna (quella poi riportata nei bigliettini persi da De Marco sul luogo del delitto), ma anche “atti sessuali”. Nessun altro dettaglio: un appunto schematico in un lungo elenco di procedure da ricordare al momento dell’assasssinio. Il piano di consumare rapporti sessuali, contestualmente al massacro, è poi sparito nei fogli che il reo confesso si è portato appresso quel 21 settembre, per non lasciare nulla al caso. Il foglio con questo riferimento è stato ritrovato durante il sopralluogo nell’appartamento di via Fleming che condivideva con altri studenti che lo hanno, però, descritto come una sorta fantasma. Una presenza impercepibile.

Nella stessa “brutta copia” del piano criminale un intero foglio è dedicato poi a quelli che, in sede di interrogatorio, ha liquidato alla stregua di scarabocchi casuali. Ma che, con una semplice comparazione grafica (effettuabile anche in rete), risultano identici al cosidetto “Sigillo di Lucifero”. Secondo la simbologia satanica il ruolo di ques’ultimo sarebbe quello di aiutare l’invocazione visiva di Satana. A domanda diretta sul significato di quei triangoli, durante l’interrogatorio davanti al gip Toriello, De Marco però è vago: Sono “Segni (fatti) nei momenti di rabbia, così”.

In alcuni dei suoi scritti ritrovati in quell’appartamento anche fantasie omicida ancora più grandi come “Ucciderò tutte le tro*** di questo mondo”.

Solo solo alcuni dei particolari che emergono dal corposo fascicolo nel quale sono convogliati tutti gli atti inerenti il duplice assassinio. Tra questi anche gli sfoghi scritti da De Marco all’interno del carcere, alcuni ritrovati accartocciati nella spazzatura, prelevati e messi agli atti perchè ritenuti utili alle indagini.

Un lungo flusso di coscienza il suo, riversato su fogli sparsi. Parole chiavi ricorrenti: solitudine, impulso ad uccidere, mancanza di emozioni. Ci sono anche dialoghi immaginari, disegni e didascalie come ad esempio “perchè non muoio nel sonno?”.

Oscillazioni di stato d’animo costanti le sue: alcune volte si dice quasi vicino al pentimento, altre volte totalmente distante e privo di emozioni per il massacro compiuto.

Non mancano poi riferimenti di tipo religioso di dubbia interpretazione. In uno scritto, sempre redatto in carcere, abbozza una storia dal titolo “I dieci cuochi santi” a cui associa i nomi di alcuni profeti, anche della religione islamica. Tra “i cuochi” c’è anche Azrael, l’arcangelo della morte.

Nei biglietti ricorrono anche trascrizioni di risate al margine di riflessioni. Come ad esempio: “Hei, sapete qual è il significato della caccia al tesoro che ho scritto sul bigliettino? Una ragione per vivere”. Poi la lunga risata in stampatello.

E. FIO

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