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“Internato 159534”: militare salentino racconta il campo di lavoro

LECCE- “Noi non avevamo un nome ma un numero: il mio era 159534 (…) In ogni carro-bestiame possono entrare normalmente 24 persone o 12 bestie. In quello dove entro io siamo in 73: si può stare solo in piedi (…) Sono convinto che la coscienza delle barbarie che si sono prodotte nel ‘900, deve integrarsi con la coscienza della pace che progredisce. Sono uno di quelli che hanno visto: e con passione e devozione ho raccolto questi miei documenti a testimonianza di ciò che è stato”.

Nella giornata della memoria, una testimonianza forte arriva direttamente dalla voce di un militare salentino che fu rinchiuso nel campo di lavoro di Treuenbrietzen, lì a 70 km da Berlino, dove 150 soldati italiani furono fatti prigionieri. Santoro, classe 1924, è nato e vive a Cursi. Secondo di sette figli, a 19 anni venne arruolato nel giugno del 1943 con l’incarico di marconista del Genio militare nella caserma di Udine. Fatto prigioniero dopo l’8 settembre del ‘43, trascorse due anni nel campo di lavoro. Venne liberato dall’Armata Russa il 21 aprile del 1945 e tornò a Cursi, dopo aver percorso 2.600 chilometri a piedi, il 10 luglio del ‘45.

Si intitola proprio “Internato 159534” il libro di Santoro, edito da Il Raggio Verde, la cui seconda edizione è stata presentata a Palazzo Adorno, sede della Provincia di Lecce.

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