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La maggioranza non spettava a Salvemini, condannato il Ministero all’Interno

LECCE- La commissione elettorale che assegnò la maggioranza a Salvemini violò un diritto costituzionale. Il Ministero all’Interno condannato per l’esclusione dei consiglieri privati per 7 mesi del loro ruolo 

Essendo l’Ufficio elettorale Centrale un organo straordinario della pubblica amministrazione che fa capo appunto al Ministero dell’Interno, questo condannato non patrimonialmente per aver estromesso dal ruolo di consiglieri comunali ed aver assegnato, attraverso la commissione elettorale insediatasi al comune di Lecce, questo diritto a soggetti che non potevano esercitarlo in virtù del volere elettorale che aveva assegnato la maggioranza di voti alle liste del centrodestra nel maggio 2017.

“Si è trattato di una battaglia di principio –ha commentato l’Avv. Quinto – che assume una rilevanza di carattere generale a tutela del diritto di elettorato passivo (quello dei candidati) di tutti i cittadini ma soprattutto perché afferma la responsabilità delle Commissioni Elettorali, che, in tutti i procedimenti amministrativi e non solo per le elezioni negli enti locali, devono garantire il rispetto delle regole procedimentali e sostanziali a tutela dell’interesse pubblico”. Per effetto dell’accoglimento del ricorso il TAR ha liquidato in via equitativa un danno non patrimoniale nella misura di 1.000 euro, oltre interessi (che i ricorrenti devolveranno in beneficienza) ed ha condannato l’amministrazione alla rifusione delle spese legali.

Il caso è relativo all’indomani del ballottaggio quando appunto la commissione elettorale con una errata interpretazione assegno la maggioranza dei consiglieri di Palazzo Carafa all’eletto Salvemini. L’Avv. Pietro Quinto, combattendo nell’interesse di Angelo Tondo e Attilio Monosi che avevano assunto con un ritardo di sette mesi la loro carica a cagione dell’illegittima primaria composizione del consiglio comunale, ha ottenuto in via definitiva il riconoscimento del diritto in precedenza non riconosciuto dall’Avvocatura di Stato. Come dire: doveva esser da subito anatra zoppa.

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