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Diffida a Snam: non avvii i lavori per metanodotto

LECCE – Tre legali e 24 associazioni diffidano Snam invitandola a non iniziare i lavori per il metanodotto che si collega a Tap. Incalzati anche i sindaci: si attivino o conseguenze legali anche per loro.

Snam non avvii i lavori per la costruzione del metanodotto che deve collegare il gasdotto Tap da Melendugno alla rete nazionale del gas a Brindisi. È questo, in sintesi, il tenore della diffida inviata alla società nel giorno di avvio dei lavori comunicato ufficialmente, il 12 gennaio. A firmarla sono stati gli avvocati Michele Carducci, Elena Papadia e Raffaele Cesari, coordinati nella rete “Legalità per il clima: rete di difesa climatica e analisi ecologica del diritto”, assieme al Movimento noTap e ad altre 23 associazioni e comitati. Formalmente si tratta di un “invito cittadino” motivato da “lesione certa e irreversibile del diritto umano al clima e connessa responsabilità civile”.

Significa che si potrebbe chiedere anche il risarcimento di eventuali danni collegati. Destinataria non solo Snam: ci sono anche i nove Comuni interessati dal passaggio del metanodotto lungo 55 chilometri (Melendugno, Vernole, Castrì, Lizzanello, Lecce, Surbo, Torchiarolo, San Pietro Vernotico e Brindisi), invitati ad “attivarsi urgentemente nei termini di 30 giorni per esigere dal Ministero dell’Ambiente il totale rispetto del diritto umano al clima”.

Si chiede, in sostanza, di bloccare tutto almeno fino a quando non ci sarà una Valutazione di impatto ambientale unica tra le opere di Tap e Snam. Su questo, si ricorderà, il prossimo 21 gennaio si discuterà anche in sede penale: per quel giorno, infatti, è convocata l’udienza per l’esame dei periti nell’ambito dell’incidente probatorio sul gasdotto. E la loro perizia è stata chiara: se dal punto di vista progettuale Tap e Snam possono considerarsi separati, sotto il profilo dell’impatto ambientale avrebbero dovuto essere sottoposti ad una valutazione unitaria, almeno di massima.

Nella diffida inviata nelle scorse ore, si paventa, a questo punto una possibile “responsabilità civile, penale e contabile di soggetti e organi titolari delle funzioni locali”, sindaci in primis.

Secondo i legali, ciò che pesa sull’opera, come denunciato anche per Tap, è la “totale assenza di analisi costi-benefici climatici sull’intera nuova infrastruttura”; la “violazione dell’obbligo europeo di presa in considerazione dei c.d. “effetti cumulativi” della valutazione di impatto”; “l’insufficienza della VIA rispetto ai principi di sviluppo sostenibile e precauzione, stabiliti dai Trattati europei, e di non regressione, riconosciuto dall’Accordo di Parigi sul clima, ai fini della verifica della resilienza “climatica” della intera nuova infrastruttura; “lacune e contraddizioni nella VIA a base del Decreto di compatibilità ambientale n. 249/2017”.

Di questo, a ottobre, cittadini e associazioni hanno già chiesto conto al governo. Nessuna risposta.

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