Politica

Perrone fa un passo indietro per Congedo, ma il centrodestra è spaccato

LECCE- Il primo step per giungere alle dimissioni? La sfiducia e le critiche più volte evidenziate dal gruppo Prima Lecce rispetto all’accordo con il sindaco Salvemini, poi i primi summit e l’accelerazione verso le dimissioni dei 17 consiglieri. Nel centrodestra, ci sono l’entusiasmo, i pasticciotti e lo champagne della conferenza stampa, ma anche lo scetticismo per le future scelte.

Una parte punterebbe ad un totale rinnovamento, anche per eludere le polemiche circa le questioni giudiziarie ancora non completamente definite; altri lo vorrebbero per dare una spallata a chi da almeno dieci anni stabilisce la strategia di una coalizione. Sino a qualche settimana fa, erano tutti ufficialmente concordi a lasciare ma qualcuno sempre incerto sul farlo. Il giallo della consigliera Laura Calò è la conferma che non tutto fosse certo.

In occasione dell’ultimo Consiglio comunale è stato fatto sottoscrivere un documento di intenti per vincolare la coalizione ma mancavano due firme, quella della ex numero due di Perrone, Carmen Tessitore, per ovvii motivi di salute, e quella, appunto, della consigliera di Prima Lecce, poi puntualmente riaccompagnata dal padre per apporre anche la sua, di firma.

L’unità di intenti sarebbe stata raggiunta dall’accordo tra l’ex sindaco ed il senatore Roberto Marti, che formalmente ha mantenuto in vita sino all’altro giorno, con i suoi tre riferimenti, la giunta di Salvemini.

Accordo con prospettiva? È questo che preoccupa una parte dei militanti. Per molti potrebbe passare dalla condivisone nel puntare sul consigliere regionale Erio Congedo, ben visto da tanti, ma, per non pochi, una sorta di Perrone terzo, essendo Congedo, appunto, suo cognato.

Dall’altra parte, c’è la volontà di ricostruire partendo da nomi completamente nuovi, con l’apporto di tutti. La possibilità primarie avvantaggerebbe, se è reale l’accordo Marti – Perrone, l’ascesa del consigliere regionale ma potrebbe essere anche un boomerang per la certezza di non riconfermare i 17mila partecipanti del 2012, non avendo più il controllo del potere e l’organizzazione da vera macchina da guerra. Bocche cucite, per ora, pur se tutti si sentano già potenziali, e ottimi, candidati sindaco, specie se già con esperienza amministrativa.

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