TARANTO – Davanti al carcere di Taranto i fuochi d’artificio. Nel cielo un drone che si avvicina alla struttura: destinazione una finestra al terzo piano dove un detenuto ha acceso un accendino per indicare il percorso. All’interno del drone dei mini telefonini e dei wustel infarciti di droga. Un sistema più che ingegnoso che, almeno questa volta però, non è andato a buon fine.
L’episodio, avvenuto mercoledì sera, intorno alle 22, si è concluso con il drone che prima di arrivare a destinazione è incappato in dei fili ed è caduto, permettendo all’unico agente di servizio al piano di accorrere e dare l’allarme.
La tecnologia al servizio della malavita, soprattutto quando, in carcere la sicurezza scende a livelli molto bassi. È la denuncia che arriva dal Sappe, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria che parla di episodi frequenti che certo non avvengono solo a Taranto ma negli istituti penitenziari di tutta la regione.
Secondo il sindacato, la carenza di poliziotti e quindi la scarsa sicurezza, viene percepita dai detenuti che ne approfittano. A seguito della carenza di poliziotti, almeno in questo caso, il muro di cinta è pressochè sguarnito.
“Tutto questo lo abbiamo denunciato da tempo- commenta il segretario nazionale Federico Pelagatti- ma le nostre segnalazioni rimangono inascoltate. Per questo è stata chiesta al Prefetto la convocazione urgente di un comitato sull’ordine e sicurezza pubblica che affronti il problema della pericolosità del carcere di Taranto.