PORTO CESAREO – E’ un processo nel quale per la prima volta gli imputati devono difendersi dall’accusa di tortura. E’ entrato nel vivo, con la prima udienza venerdi, il dibattimento nato dal violento episodio avvenuto nel novembre scorso a Porto Cesareo, un pestaggio nei confronti di un 33enne del posto, in una casa in costruzione, lontano da occhi indiscreti, ad opera di tre persone arrestate dopo poche ore dai carabinieri.
Dopo il rinvio a giudizio il processo si è sdoppiato: Kevin Soffiatti, 19 anni di Porto Cesareo, ha scelto il rito abbreviato ed è stato condannato a quattro anni e otto mesi di reclusione per sequestro di persona, lesioni aggravate e tortura. Reati dei quali dovranno rispondere anche i due 27enni Lorenzo Cagnazzo e Maikol Pagliara, di Arnesano e Porto cesareo, difesi dagli avvocati Gabriele Valentini e Ivan Feola.
La vittima quel giorno era stata prelevata con una scusa e portata in un casolare. Il 33enne era stato costretto a spogliarsi, bastonato e aveva subito, secondo le indagini, una serie di umiliazioni fisiche e psicologiche. Ne era seguito un ricovero in ospedale ed una prognosi di 45 giorni per fratture a costato e arti, trauma cranico e lesione al polmone.
I legali della vittima, gli avvocati Riccardo Giannuzzi e Francesco Nutricati, sono riusciti ad ottenere la costituzione di parte civile non solo con il 33enne, la moglie e la figlia piccola di questo, ma anche per il padre, la madre e la sorella della parte offesa. Una richiesta respinta in origine dal gup ed ora accolta, invece, dal collegio.
Si tornerà in aula il 14 settembre.