Cultura

Lettere d’amore, la scrittura che fa il carcere sociale

LECCE- Lì, in quegli spazi ristretti, sarebbe troppo semplice considerarla un’evasione. La scrittura, invece, diventa l’esplorazione del sĂ©, lo sconfinamento nella terra dell’altro, il sentiero ripercorso lungo l’inchiostro della propria vita, quella incisa su un foglio o quella scritta sul corpo.

Lettere d’amore, soprattutto. Alle donne: le mogli, le figlie, le sorelle, le madri. E molte di loro c’erano anche, venerdì pomeriggio, a rendere piĂą intensa l’emozione dei propri uomini. Uomini e basta. Per un’ora non piĂą detenuti, ma autori e parolieri veri sul palcoscenico del teatro del penitenziario di Lecce.

Loro i testi interpretati, frutto del Laboratorio stabile di Scrittura e Lettura Creativa “Mondo Scritto” che seguono, per quattro volte alla settimana, nella piccola biblioteca della sezione maschile della casa circondariale. Uno degli esperimenti che prova a fare di Borgo San Nicola un carcere sociale.

In scena, dunque, il secondo studio del Collettivo Rosa dei Venti, che conta 16 lettori insieme alla scrittrice Luisa Ruggio: “Mittente/Destinatario” il titolo. Ruoli che si scambiano, che pongono domande, che fanno rivivere il dolore dell’attraversarsi e la forza di un riscatto possibile. “Una storia sbagliata” l’avrebbe definita la loro Fabrizio De Andrè: “cominciò con la luna sul posto e finì con un fiume di inchiostro”.

Foto del backstage di Veronica Garra

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