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La “Tristeza” falcidia gli agrumi: così perdiamo economia e biodiversità

LECCE- Crollano i prezzi pagati agli agricoltori e nonostante il riconoscimento dell’Igp, l’Indicazione geografica protetta, per le clementine del Golfo di Taranto, per la produzione agricola di agrumi nel Salento la prospettiva è nera. Anzi, è triste. Come “tristeza” si chiama la malattia che continua a colpire gli agrumi e che, al pari della Xylella per gli ulivi, prevede direttive Ue che impongono l’estirpazione degli alberi.

Nell’area jonica la situazione è divenuta di emergenza: gli agricoltori possono esportare agrumi con foglia sui mercati comunitari, ma solo se accompagnati da passaporto delle piante, poiché il virus si trasmette attraverso la parte vegetale e non attraverso i frutti.

Poi, ci sono i danni a carico di cooperative e vivaisti inermi di fronte agli attacchi della virosi. Allo stesso modo, agrumeti storici della provincia di Lecce e Brindisi sono stati decimati. E c’è sì una perdita economica ma anche di biodiversità.

“Una volta colpita dalla malattia – come spiegano da Coldiretti – la pianta è destinata a morire nell’arco di qualche anno. Uno degli aspetti più deleteri è che la virosi non si manifesta subito, ma ha un lungo periodo di incubazione. Quando insorgono i sintomi è troppo tardi e con buona probabilità l’agrumeto risulta ormai compromesso”.

Eppure, è un settore non di poco conto: in Puglia vale 115 milioni di euro, per una produzione di 2,6 milioni di quintali, che, oltre a Foggia, riguarda soprattutto la provincia di Taranto, dove le imprese agricole dedicate sono 1.041, il 9 per cento del totale.

Gli aiuti straordinari stabiliti dal Ministero delle Politiche Agricole per il settore agrumicolo sono salutati con grande favore dagli addetti ai lavori. Ma il trend resta drammatico e le importazioni iniziano a sostituire le produzioni locali.

Va supportata “una strategia di ripristino del potenziale produttivo degli agrumeti colpiti dal virus tristeza”, è l’appello di Coldiretti. Il programma di rinnovo varietale predisposto dal Ministero prevede la disponibilità di piante indenni per realizzare il piano annuale di riconversione programmato. Ci sarà da capire quanto di cultivar locali, però, verrà conservato.

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