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Lotta alle infiltrazioni mafiose, faro acceso su gestione di negozi e alloggi

CASARANO-“Dobbiamo ragionare cosa fare per prevenire. Quando la questione arriva alla magistratura è già tardi. Chiederò all’amministrazione comunale di sottoscrivere un protocollo antimafia perché voglio e chiedo che il Comune ci segnali, tramite il Suap, di chi sono gli esercizi commerciali, quali i passaggi di gestione, gli assetti societari. Perché questo consente, tramite i presidi interforze, di capire se chi gestisce bar ed esercizi sia pulito o è un prestanome. Così si conosce chi gestisce il territorio. E allora la collaborazione dello Stato si può avere”.
Per il prefetto di Lecce, Claudio Palomba, è lì la chiave del ragionamento per iniziare a spezzare il giogo di una mafia sempre più sociale. È nel “capire chi gestisce il territorio”, chi, “tramite prestanomi, controlla le attività commerciali, bar, negozi, ritrovi”. E per rintracciare la scia di soldi sporchi, che servono poi ad alimentare consenso attraverso la disponibilità dei mafiosi a chi è in condizioni di bisogno, per farlo, un modo c’è. È il meccanismo che Palomba ha già affinato a Rimini e ha architettato per Gallipoli. E che ora chiede di applicare, almeno in parte, a Casarano. Nella città ancora tramortita dall’omicidio in classico stile mafioso di Augustino Potenza, il 26 ottobre scorso, questa è la sua proposta, ferrea, durante il Consiglio comunale aperto tenutosi nel pomeriggio.

“Non vi chiedo di essere eroi – ha aggiunto – ma vi chiedo di alimentare la partecipazione attiva, segnalare anche, ad esempio, i luoghi di spaccio”.

La strategia della Prefettura è a più livelli: maggiore presenza delle forze dell’ordine; progetti di videosorveglianza; controllo di attività commerciali ma anche degli alloggi popolari; percorso insieme con il Comune per la gestione dei beni confiscati e sollecito all’Agenzia nazionale ad assegnarne altri. Parola d’ordine: prevenzione.

“Casarano ha gli anticorpi per reagire – ha rimarcato Palomba – ma questo non è un compito solo delle associazioni antimafia ma di tutte le realtà sociali e dei cittadini, assieme alle istituzioni”. Su questo, nevralgico il passaggio sul lavoro che manca: “Il nostro ragionamento dev’essere sì quello di dare sicurezza al territorio, ma anche di dare opportunità contro la crisi, per non consegnare alla criminalità fette della società”. Il riferimento è alla nascita del distretto turistico che potrebbe significare una svolta in termini di occupazione.

“Stiamo scalando una montagna senza scarpe e guanti”, ha ribadito il sindaco Gianni Stefano. Da parte sua, l’amministrazione ha presentato una proposta di delibera articolata in sette punti, che vanno dal rafforzare strumenti di lotta alla criminalità al contribuire ad attivare percorsi di sensibilizzazione tra scuole, associazioni, parrocchie; dal promuovere forme di partecipazione, avvicinando i giovani alle istituzioni, al pubblicare sul sito istituzionale apposito link sui beni immobili confiscati sul territorio e la loro destinazione; dal rinnovare il protocollo con Libera all’aderire nuovamente all’associazione Avviso Pubblico per la promozione civile contro le mafie.

Duro Marco Mazzeo, portavoce del comitato “Casarano libera”: “Non ci siamo resi conto che a Casarano è avvenuto un cambio di modelli culturali, che hanno visto sostituire i valori del lavoro e del sacrificio con quelli dei soldi facili e dell’ostentazione”. Dal comitato “Casarano libera” sono state chieste delucidazioni sulle intercettazioni telefoniche intercorse tra Potenza e un consigliere comunale sul tema di appalti di rifiuti.

In Consiglio, è stato letto anche un messaggio a firma di una novantina di giornalisti leccesi, che hanno preso posizione sul manifesto fatto affiggere dal sindaco contro una collega autrice di un’inchiesta giornalistica sull’omicidio Potenza e le presunte collusioni con l’amministrazione: “E’ sconcertante che una istituzione democratica ceda alla tentazione della caccia alle streghe quando sarebbe auspicabile, e doveroso, un fronte comune e compatto”.

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