Cronaca

Sfratto per una famiglia, attesa infinita per un’altra: a Lecce la casa è un dramma

LECCE- Qualcuno tira il pugno alla porta e rompe il vetro, le urla si fanno ben sentire e la tensione è alle stelle mentre in città viene eseguito l’ennesimo sfratto. Al civico 16 di via don Giacomo Alberione, il dramma casa infuoca la mattinata e dà testimonianza come non mai delle due facce della vera emergenza di Lecce: chi deve lasciare l’appartamento perché non ha più i requisiti e non ha un altro posto e chi invece quei requisiti li ha e quell’abitazione la aspetta da anni, in silenzio, nella posizione altrettanto “scomoda” di chi rispetta le regole.

Tra la concitazione del momento volano anche paroloni e minacce. L’ufficiale giudiziario si è presentato alle 9.30. In casa, la signora Patricia vive con il figlio di 16 anni e la figlia che ha due bimbi piccoli, di 4 e 5 anni. La situazione sfiora il paradossale: ci viene mostrato l’atto di separazione tra coniugi, quello con il quale il Tribunale, nel 2012, ha assegnato l’appartamento Arca Sud alla moglie, anche perché ha a carico figli minorenni. È vero, c’è in piedi anche una morosità di poco meno di 2mila euro, che la signora Castelluzzo ha chiesto di rateizzare, ma è quella separazione, per la quale a giorni verrà anche discusso il divorzio, ad aver fatto decadere l’assegnazione al marito e dunque al resto della famiglia.

Il marito, nel frattempo, ha occupato abusivamente una casa di fronte e gli è stata concessa la proroga fino a fine luglio.  Il disagio è immenso. E questo non è l’unico. Fuori, ad aspettare paziente, quasi mortificato di quanto stesse accadendo, l’assegnatario di quell’alloggio popolare.  Ha atteso 12 anni prima di essere chiamato da Arca Sud. È un cuoco, ha anche lui quattro figli tutti minorenni, dai 2 ai 14 anni, e vive in casa con la madre, nove in tutto in un’abitazione.

A metà mattinata, la notizia: il pm Paola Guglielmi ha messo sotto sequestro l’appartamento, dentro il quale, denunciati, restano gli inquilini attuali.  L’assegnatario che attende fuori parla con pudore: ha appena acquistato i mobili per la nuova casa, che al momento non avrà. C’è anche questo di paradossale: rispettare la legge non paga. “E ora il Comune mi dia un’altra casa”, dice, sommesso.

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