GALATINA- Quella polvere l’hanno ritrovata fin dentro casa, sulla veranda, sui panni stesi ad asciugare al sole. Terra mista a ferro o qualcosa di simile, di cui non si conosce la provenienza. Il sospetto, però, è che venga fuori dai camini delle diverse industrie della zona industriale di Galatina e dintorni.
È così? E da quali? È quanto stanno provando ad appurare le analisi che i carabinieri del Noe di Lecce hanno commissionato ad Arpa Puglia. I risultati sono attesi a giorni, perché i campioni sono stati prelevati circa un mese fa in tre punti diversi di ricaduta delle polveri. I laboratori dell’Agenzia regionale di protezione dell’ambiente sono all’opera proprio per cercare di risalire alla fonte responsabile: attraverso le sostanze che saranno rintracciate in quel materiale frutto dei campionamenti si proverà a fare il percorso all’indietro. Intanto, i carabinieri del Nucleo operativo ecologico hanno già ascoltato dieci persone, messo a verbale le loro dichiarazioni.
È un’indagine complessa, nata su impulso di esposti ricevuti nei mesi scorsi da cittadini residenti a Galatina, Soleto, Sogliano Cavour, proprietari di abitazioni collocate soprattutto a sud del polo industriale che ha al suo interno zincherie, cementifici e altro.
I fari sono da tempo puntati sulla zona, visto che quello è il luogo che coincide con il gruppo di comuni a più alta mortalità e incidenza di cancro al polmone. C’è un collegamento? C’entra qualcosa? In corso, in parallelo, c’è anche un’inchiesta della Procura di Lecce, ciò che ha portato, due settimane fa, al sequestro dell’impianto di produzione dei bitumi della Leadri, a Sternatia.
“Quando piove quella “roba” si forma uno strato marroncino uniforme sulle piastrelle”, ha detto agli investigatori un residente di Soleto. La sua denuncia, dieci anni fa, era già confluita in un esposto, ma non se ne fece nulla. Anche per questo aveva avuto delle remore a ripresentarlo. Adesso, però, qualcosa sembra muoversi.
