Cronaca

Xylella, Silletti avanti tutta: “Senza tagli di ulivi, conseguenze nefaste”

LECCE- Il commissario straordinario per l’emergenza Xylella, Giuseppe Silletti, suona la carica: “Se non si adotta tempestivamente il tradizionale accorgimento di tagliare le piante infettate per isolare il batterio, la Puglia e forse tutta l’Italia subiranno un danno epocale al patrimonio olivicolo. Bisogna dirlo chiaramente: questo temporeggiare può determinare la scomparsa di un intero settore agricolo che, finora, ha visto i coltivatori pugliesi primeggiare nel mondo”.
Lo afferma in una nota “urgente”, a due giorni dalla discussione di merito di fronte al Tar Lazio della gran parte dei ricorsi che hanno alluvionato il suo Piano di contenimento del batterio. Il dito è puntato contro le azioni giudiziarie: “la gestione dell’emergenza fitosanitaria, come ogni emergenza, rende necessaria rapidità d’azione laddove invece ritardi, ostacoli e impugnazioni non fanno che dilatare i tempi portando a conseguenze nefaste irreversibili. La verità vera è che scienziati di tutto il mondo dichiarano di essere impotenti di fronte al batterio killer, né si può sperare nei miracoli”.

Ad onor del vero, anche se questo non è riportato nella nota, una parte non marginale dei ricercatori e scienziati interpellati su Xylella ha affermato a più riprese che con il patogeno si dovrà imparare a convivere e che questo sarà possibile ridando particolare nutrimento e cura alle piante, ciò che hanno dimostrato sia possibile alcune sperimentazioni in corso.

Silletti, da parte sua, rimarca la necessità di dover sacrificare una porzione degli alberi per salvare tutti gli altri: “la Puglia – scrive – ha un patrimonio di 60 milioni di piante di olivo. Il numero di 3000 piante estirpate ne rappresenta una percentuale minima. Se si tralascia questo dato, se non si dà il giusto rilievo alle proporzioni, il quadro complessivo perde di chiarezza e sfuma in un indefinito dibattito a favore o contro”.

Silletti sarà al timone di questa emergenza, nei limiti dei suoi poteri di “esecutore” delle scelte adottate a Bruxelles e a Roma, fino a febbraio, quando, ad un anno dalla proclamazione, lo stato di emergenza cesserà e “le competenze torneranno alle amministrazioni ordinariamente competenti che, senza il supporto della struttura commissariale, dovranno continuare la lotta attiva al batterio patogeno, sempre sotto l’attento monitoraggio della Commissione Europea”.

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