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Trivelle, parere della Regione carta straccia: presentato con 4 mesi di ritardo

BARI- Carta straccia il parere della Regione Puglia contro le istanze di permesso di ricerca di petrolio al largo di Leuca. Perchè? Perchè è arrivato con quattro mesi di ritardo. Proprio per questo motivo non verrà considerato nelle presenti controdeduzioni scrive la Global Med, la società americana a cui fanno gola i fondali del Basso Salento, tanto da presentare due istanze, lo scorso ottobre, per due specchi d’acqua contigui e complessivi 1500 chilometri quadrati. Via Capruzzi avrebbe dovuto presentare il suo parere al Ministero dell’Ambiente entro il 20 e 21 gennaio. Invece, lo ha depositato il 13 maggio scorso, cioè 112 e 113 giorni dopo la scadenza del termine previsto dalla legge.
La società coglie la palla al balzo, ovviamente, e lo scrive a chiare lettere nel corposo documento contenente le osservazioni giuridiche alle controdeduzioni protocollate da Comuni e associazioni prima dello scorso Natale. A questo documento ne affianca un altro, elaborato per integrare la documentazione relativa alla procedura di Valutazione di Impatto ambientale, anche alla luce delle criticità evidenziate dal territorio.

Le integrazioni sono state richieste dalla Commissione Tecnica di Verifica del Ministero dell’Ambiente. E sono fitte: vanno dall’elenco delle linee sismiche da acquisire al cronoprogramma delle prospezioni; dalla spiegazione sul perchè siano state scelte proprio quelle aree all’incidenza sui siti di pregio ambientale.

Dunque, la multinazionale del petrolio si corazza ancora meglio. E rende pidifficile la partita agli enti locali. Il termine per presentare le nuove osservazioni sul progetto ripubblicato fissato per il 19 ottobre.  E’ passato inosservato, invece, incredibilmente, quello di ferragosto, data entro la quale i Comuni, la Regione e le associazioni avrebbero dovuto controbattere ai nuovi studi depositati dalla Schlumberger italiana Spa e relativi al mega permesso richiesto nel Golfo di Taranto, dalla Calabria fino a Gallipoli e Leuca.

Il Primo luglio scorso, in una riunione, a dire il vero poco partecipata dai sindaci, a Palazzo dei Celestini, si era stabilito che la Provincia avrebbe coordinato i Comuni per impugnare il via libera definitivo rilasciato il 12 giugno alla Petroleum Geo-services Asia Pacific. E questo, coordinandosi con la Regione, stato fatto. E’ andato a vuoto, invece, il secondo capitolo, quello della replica alla società. Nessun documento è stato inviato a Roma dai sindaci interessati, tutti quelli dell’arco ionico, nè da altri.

Il risultato? Lasciare campo ancora più libero agli interessi delle multinazionali. Senza coordinamento, si rischia di ripetere il copione a ottobre.

La battaglia tecnica e lo dimostrano gli ok definitivi già incassati da alcune società per cercare petrolio nel mare di Puglia.  Poi, c’anche la battaglia politica. In queste ore, tornano a riunirsi a Salve i 15 sindaci del Capo di Leuca che in queste settimane sono impegnati a raccogliere firme, entro fine mese, a sostegno dei due quesiti referendari proposti dal movimento di Pippo Civati sulle trivelle: l’obiettivo abrogare quelle parti dell’articolo 38 del cosiddetto Decreto-sviluppo(Governo Monti, 2012) che derogano al divieto generale di trivellazioni entro le 12 miglia dal perimetro delle aree protette marine e terrestri, per quanto riguarda gli iter autorizzativi in corso, e anche quelle parti dell’articolo 35 del decreto Sblocca Italia(Governo Renzi) che, a partire da una qualificazione delle trivellazioni come opere strategiche indifferibili e urgenti, le sottraggono alle procedure autorizzative ordinarie.

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