Cronaca

Legambiente contro la cementificazione delle coste, troppo “consumo di suolo” a Santa Cesarea

LECCE- Le storie e numeri dell’assalto del cemento alla costa pugliese sono stati illustrati a Peschici in occasione dell’arrivo della Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane – realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati.

Lo studio di Legambiente ha analizzato la costa pugliese in un arco di tempo che va dal 1988 al 2011. Grazie alla sovrapposizioni delle foto satellitari è stato possibile fare un raffronto con quella che era l’occupazione della costa all’epoca e come si è evoluta nei 23 anni presi in esame. Sono stati cancellati 80 km di paesaggi costieri, ossia il 9,8 per cento dell’intera urbanizzazione esistente. Oggi 454 chilometri (il 56%) della costa sono urbanizzati e quindi trasformati da interventi antropici legali e abusivi, perché in Puglia il cemento illegale ha prodotto danni notevoli lungo la costa.

Secondo l’elaborazione di Legambiente, i centri in cui si registra un maggior consumo sono Ischitella, la periferia di Rodi, la periferia di Peschici, Santa Cesarea Terme, San Gregorio e Lido Marini. Addirittura risultano raddoppiati i suoli occupati dai tessuti di Torre Mozza, Baia Verde e Sant’Isidoro, nel leccese, principalmente legati al boom del turismo. A ciò si aggiungono alcuni interventi infrastrutturali, per la trasformazione delle foci di alcuni fiumi e l’ampliamento di diversi porti. Ischitella, Rodi, Vieste, Bisceglie, Molfetta, Mola di Bari, Santa Maria di Leuca sono quelli che hanno conosciuto le trasformazioni più importanti.

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