Cronaca

Costati 623mila euro, ma “non c’e’ traccia di attività”: il caso dei coordinatori medici

LECCE- In busta paga, ogni mese, hanno ricevuto dalla Asl 500 euro netti in più per svolgere la funzione di coordinatori di branca. In cinque anni, sono costati 623.445 euro lordi i referenti per il personale non dipendente ma che opera in convenzione in ogni singolo settore della specialistica ambulatoriale. In atti, però, “non c’è traccia della loro attività”, secondo quanto rilevato dall’Ufficio Convenzioni dell’azienda. Da qui il braccio di ferro tra medici e amministrazione, pronto a trasformarsi in un nuovo capitolo sui presunti sprechi nella sanità leccese. L’unico punto fermo, ad oggi, è la richiesta di tre decreti ingiuntivi a cui la Asl si è opposta e di cui si discuterà di fronte al giudice civile nel mese di aprile. Ma per capire la vicenda bisogna riavvolgere il nastro.

Era il 2008 quando via Miglietta ha nominato, con un’apposita delibera, i coordinatori di branca, figure previste dall’accordo per la specialistica ambulatoriale convenzionata. 18 medici in tutto, a cui spettava il compito di agevolare i rapporti tra colleghi, ad esempio nel caso di sostituzioni, e quello con le strutture pubbliche. Un onere compensato, appunto, con un ritocco al rialzo in busta paga pari a 500 euro netti.

Per anni si è andati avanti senza problemi: la Asl ha pagato, ma in cambio non ha verificato il lavoro svolto. Quando nell’ottobre 2013 la Regione ha chiesto conto, si è caduti dalle nuvole. E ci si è accorto che, per cinque anni, “l’attività prodotta in atti è pari a zero”. Eppure, ogni anno, stando a quanto prevendono le norme, i coordinatori di branca avrebbero dovuto inviare una dettagliata relazione agli uffici direzionali. Nulla. Di più. Hanno continuato a percepire quell’indennità anche dopo la scadenza del periodo di nomina, valido per 4 anni. E così, per l’ultimo anno e mezzo, la Asl ha pagato ad occhi chiusi.

Quando se ne è accorta, a fine 2013, ha chiesto ai medici di fornire risposte tramite un report in sanatoria. Poi, però, ha sospeso i pagamenti a partire da gennaio 2014. Prima dell’estate, dall’Ufficio Convenzioni è stata inviata una nota in direzione generale, per suggerire di recuperare almeno le somme sborsate e non dovute negli ultimi 18 mesi. Niente si è mosso da questa parte. Mentre, nel frattempo, tre dei diciotto camici bianchi hanno avviato la controffensiva: fermi i soldi già incassati, hanno chiesto al giudice di poter recuperare anche quelli che non hanno più percepito nel 2014. 

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