Cronaca

Dall’inferno del traghetto ai soccorsi i naufraghi: “Grazie di tutto”

LECCE- Poche parole che dicono tutto: dicono che quest’uomo, scampato all’inferno in mare, sta bene e che ringrazia il Salento, l’Italia. Sono al lavoro incessantemente dall’alba di domenica, quando sono stati messi in allerta dalla prefettura, per prendersi cura di chi ha vissuto la sciagura tra le fiamme del traghetto della Norman Atlantic. 

Sono gli operatori del 118 di Lecce che, con il supporto di Croce rossa e volontari, formano l’esercito del soccorso. Una macchina perfetta, che non si fermerà finché l’ultimo naufrago del disastro in mezzo al mare non sarà salvo e pronto per tornare a casa. Nella centrale operativa del 118, nell’ospedale Vito Fazzi, i computer sono costantemente sintonizzati con le tv che seguono le operazioni di recupero in diretta; i telefoni sono incandescenti: l’ambasciata greca chiama in continuazione, per aggiornare la lista di chi è stato soccorso e smistato nei vari ospedali della provincia.

Sono 60 le persone soccorse -greche, italiane, albanesi, siriane, svizzere, austriache, tedesche- di cui 6 bambini e 22 donne: quasi tutti sono arrivati in ipotermia ma ora stanno bene; chi sta peggio sono gli ultimi 10 arrivati. Essendo rimasti più a lungo a bordo, sono intossicati dal fumo, ma se la caveranno: sono stati ricoverati nei reparti di pneumologia di Gallipoli, Galatina e Scorrano. Ha una gamba fratturata, invece, la moglie della prima vittima, l’uomo greco morto tra le braccia di uno dei soccorritori, in acqua. 37 ambulanze fanno la spola tra Otranto e l’intera provincia. La maggior parte dei naufraghi arriva in elicottero nell’aeroporto militare di Galatina; gli altri arrivano dal mare, a bordo delle motovedette della guardia costiera.

La direzione della Asl ha provveduto a rifocillare tutti i feriti, ha fornito loro bevande calde ed abiti asciutti. C’è anche una ragazzina greca che era sulla nave. Appena dimessa dall’ospedale di Copertino, i parenti l’hanno accompagnata qui. Sta cercando sua madre. Abbiamo spiegato che la Croce rossa sta radunando tutti coloro che sono stati dimessi, perché partano ognuno alla volta del proprio paese. Solo allora l’incubo potrà dirsi finito.

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