Cronaca

La Guardia Costiera sequestra 350 esemplari di ricci di mare

TARANTO – Continua senza sosta l’azione di contrasto alla pesca illegale diretta dal comando della Guardia Costiera di Taranto. Nella mattinata di venerdì 16 febbraio gli uomini della Guardia Costiera impegnati in una specifica attività di vigilanza costiera volta al contrasto della pesca di frodo hanno proceduto al sequestro di 350 esemplari di ricci rinvenuti a bordo di una unità di diporto fermata nelle acque antistanti la località San Vito da parte di una motovedetta della Capitaneria di porto tarantina. Gli esemplari illecitamente pescati sono stati immediatamente rigettati in mare.

L’operazione – che si inserisce in una più ampia e costante attività di vigilanza della filiera ittica condotta lungo l’intero Compartimento marittimo di Taranto da parte della Guardia Costiera stessa – si colloca all’indomani della conferma della legittimità costituzionale del divieto assoluto di raccolta del riccio di mare nelle acque pugliesi, sancito dalla Corte Costituzionale con la recentissima pronuncia n. 16/2024 pubblicata il 15 febbraio scorso.  Il riconoscimento della legittimità costituzionale della Legge Regionale Puglia n. 6/2023 determinerà, oltre che la sospensione per i prossimi due anni della pesca professionale del riccio di mare, anche il divieto di raccolta dei 50 esemplari pro-capite consentito per finalità sportive/ricreative. La nuova misura di protezione avrà diretti riflessi anche sul quantum della sanzione amministrativa che andrà contestata indistintamente a tutti coloro che saranno trovati in possesso di tali echinodermi, che passa quindi da 1.000 a 2.000 €, in funzione del fatto che il riccio di mare da questo momento verrà considerato come facente parte di uno stock ittico per il quale la pesca è sospesa ai fini del ripopolamento per la ricostituzione degli stessi (art. 10, comma 1, lett. d) del Decreto Legislativo n. 4/2012). Il divieto in questione, d’altra parte, non si estende alla commercializzazione dei ricci provenienti da ambiti territoriali esterni ai mari pugliesi, purché provvisti della pertinente documentazione che ne attesti la tracciabilità.

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