Ricostruire le conversazioni intercorse tra le parti per capire qualcosa in più su rapporti, contatti e possibili tensioni legate alla sparatoria avvenuta a Gallipoli nella serata di lunedì 27 ottobre.
È quanto punta a ottenere il pubblico ministero Alfredo Manca, che ha conferito l’incarico al perito Sergio Civino per eseguire gli esami tecnici non ripetibili sui telefoni cellulari dei tre indagati.
Un accertamento ritenuto determinante: saranno analizzate chiamate, messaggi e chat a partire dal primo settembre 2024, quindi da circa un anno prima dell’agguato, per ricostruire la rete di relazioni che potrebbe aver preceduto la violenza.
Due fratelli, Bernardo e Gabriele Gatto rispettivamente di 49 e 39 anni, entrambi di Gallipoli, difesi dall’avvocato Alessandro Stomeo, sono indagati con l’accusa di concorso in tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di arma da fuoco. Oltre a loro nel registro degli indagati compare anche il nome della vittima. Michel Barba, 45 anni, operatore ecologico, ferito da un proiettile all’altezza dell’ascella destra dei quattro esplosi.
Per lui l’accusa è di detenzione e porto abusivo di arma da fuoco, anche in un periodo antecedente alla sparatoria. È difeso dall’avvocato Angelo Ninni.
L’analisi dei dispositivi elettronici servirà non solo a ricostruire gli spostamenti dei tre indagati al momento dei fatti, ma anche a estrapolare eventuali messaggi o contatti utili a far luce sul movente dell’agguato.
Secondo quanto trapela dagli ambienti investigativi, il movente potrebbe essere legato a ruggini personali e rivalità nello spaccio di droga, rapporti deteriorati che avrebbero alimentato rancori e vendette incrociate.
I fatti risalgono alla sera del 27 ottobre, poco dopo le 19:30, quando Barba sarebbe stato raggiunto da due persone a bordo di uno scooter nei pressi del garage della sua abitazione, in via Carlo Massa. Qui sono stati sparati almeno quattro colpi di pistola.
A dare l’allarme fu la madre della vittima che avrebbe visto il figlio inseguito da due uomini armati.
Nonostante le ferite, il 45enne riuscì a mettersi in salvo e a raggiungere autonomamente il pronto soccorso dell’ospedale di Gallipoli. Poi il trasferimento al “V. Fazzi”, dove per alcuni giorni è stato ricoverato in rianimazione poi nel reparto di chirurgia generale.
Con la perizia sui telefoni, la Procura spera ora di riannodare i fili di una vicenda ancora piena di ombre, per capire chi e per quale motivo quella sera ha scelto di sparare.
