OSTUNI – La tragedia che ha colpito Ostuni lo scorso 2 ottobre, con la morte di Oronzo Epifani, travolto dalla piena mentre cercava di mettersi in salvo durante un violento nubifragio, ha riaperto con forza il dibattito sulla sicurezza idrogeologica nel territorio brindisino. Le sue ultime parole alla moglie, “Fermati, mettiti in salvo. L’acqua mi sta trascinando via”, sono diventate il simbolo di un dramma che poteva essere evitato.
L’uomo è stato risucchiato da un canale di deflusso lungo la strada statale 379, in un punto critico tra le complanari, dove l’acqua ha superato i livelli di guardia. Le ricerche, durate tutta la notte, si sono concluse con il ritrovamento del corpo il mattino seguente, a circa un chilometro dal luogo dell’incidente.
Questo episodio impone una riflessione urgente: per evitare nuove tragedie servono prevenzione, pianificazione e soluzioni strutturali. La prevenzione passa da una mappatura aggiornata delle aree a rischio, dalla manutenzione dei canali di scolo e dalla pulizia delle reti di drenaggio. La pianificazione deve coinvolgere enti locali, protezione civile e tecnici ambientali, con piani di emergenza chiari e condivisi. Le soluzioni strutturali, infine, devono includere opere di ingegneria idraulica, sistemi di allerta precoce e interventi di consolidamento del territorio.
Il sindaco di Ostuni, Angelo Pomes, ha sottolineato la necessità di un piano straordinario per la sicurezza delle infrastrutture viarie e rurali. In un contesto climatico sempre più instabile, la tutela della vita umana non può essere affidata al caso. Serve una cultura della prevenzione che traduca il dolore in azione, e la memoria in responsabilità.
