LECCE – Silenziosa, luminosa, commossa. Anche Lecce, dopo Seclì, si è fermata per ricordare le due giovani vite spezzate il 21 settembre di cinque anni fa a Lecce, in quell’appartamento di via Montello dove Eleonora Manta e Daniele De Santis avevano appena iniziato a convivere. Un assassinio brutale, inspiegabile, alimentato da un’invidia patologica, lascia soltanto il ricordo dei due giovani fidanzati: Eleonora, 30 anni, sognava di diventare Magistrato; Daniele, 33anni, era un promettente arbitro di calcio. Ambiziosi, solari, innamorati: ricordarli così, per chi li ha conosciuti, è un imperativo morale.
La fiaccolata in loro memoria è stata promossa dalla parrocchia di Santa Maria dell’Idria e dalla sezione leccese dell’Associazione Italiana Arbitri, di cui Daniele faceva parte. Il drammatico ricordo dell’orrore di quel giorno, confluito nell’ergastolo per l’ex coinquilino dei fidanzati, ha ceduto il passo ad un corteo di luce e di speranza.
“Ero a Lecce da appena un anno quando è successo e vi ringrazio perché questa fiaccolata, questa testimonianza, credo possa essere di esempio a tutta la città, perché queste situazioni generate dall’incapacità di godere della gioia altrui sono la radice del male. Dobbiamo stare attenti perché situazioni come questa, di inspiegabili invidia e odio dall’epilogo imprevedibile, si verificano sempre più spesso. Il germe dell’invidia e della gelosia rischiano di essere indomabili” ha detto l’arcivescovo emerito Michele Seccia.
Non resta che aggrapparsi ai ricordi più belli, quelli in grado di rendere eterni i loro sorrisi, la loro fame di vita, la gioia che hanno portato nelle vite delle loro famiglie, degli amici, dei colleghi e di chiunque abbia incrociato la loro strada.
La morte di Daniele ed Eleonora è una ferita che resterà aperta. “Ma il loro amore – è stato ribadito a più voci – continua a vivere“. E lo fa negli occhi e nel cuore di chi li ha conosciuti e non li dimenticherà mai.
