I temi della sicurezza per decenni spostati colpevolmente in cantina bussano prepotentemente alla cronaca internazionale che ci tocca vivere. Oggi in evidenza il mondo sottomarino, quello che si cela sotto la superficie del mare. L’Italia, Puglia e Salento in prima linea, crocevia di collegamenti sottomarini di tipo energetico, Tap per esempio e cibernetico, connessioni via cavo di internet tanto per intenderci con due snodi principali uno nel canale d’Otranto e l’altro nel canale di Sicilia.
A tal proposito è nata la Fondazione Polo Nazionale Dimensione Subacquea (Pns), il nuovo ente dal Ministero della Difesa, di cui fanno parte anche i ministeri delle Imprese e dell’Università, vari atenei italiani e le imprese del settore ha sede a La Spezia, presso il centro di supporto e sperimentazione della Marina Militare, Alla sua guida il ministro della difesa Guido Crosetto ha nominato la sua ex collega Roberta Pinotti.
Un percorso pianificato da tempo per la tradizionale cura che il polo ligure ha nei confronti del sistema difesa con la presenza prima di Otomelara e oggi di Leonardo e Fincantieri.
Ma anche in questo campo quello del cosiddetto dominio underwater Taranto può giocare un ruolo straordinario. Di questo ne sono certi i vertici di Confindustria che a fine giugno hanno tenuto a Taranto il workshop dal titolo “Il polo nazionale della dimensione subacquea ruolo, funzioni e obiettivi”.
Taranto, è stato detto, oltre a poter contare sulla presenza del comando dei sommergibili della Marina Militare e del relativo know how tecnologico, può fare affidamento sia sul polo scientifico rappresentato oggi dal politecnico e magari domani dal tecnopolo e da un tradizionale settore industriale di altissimo livello come quello rappresentato dalla navalmeccanica.
Dunque, si potrebbe prefigurare uno scenario di questo tipo: due poli nazionali, il primo a La Spezia e il secondo più operativo proprio a Taranto più vicino ai punti di intervento. Al centro il tema della sicurezza ma anche quello della ricerca scientifica e infine quello produttivo: le cosiddette terre rare così indispensabili per il futuro delle tecnologie abbondano proprio sui fondali marini.