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Bufera su Delli Noci: il ruolo dell’associazione “Sveglia Mezzogiorno”

LECCE – Doveva essere un motore di sviluppo per il Sud, un laboratorio di idee e progetti per rilanciare il Mezzogiorno. Ma secondo la Procura di Lecce, dietro l’associazione culturale “Sveglia Mezzogiorno” si celava molto di più: una vera e propria piattaforma occulta di potere, consensi e interessi privati. Un nodo centrale in una rete trasversale che coinvolge 30 persone tra imprenditori, politici, funzionari pubblici e professionisti, tutti finiti nel mirino di una maxi-inchiesta giudiziaria.

Formalmente nata per promuovere lo sviluppo socio-economico del Sud Italia, “Sveglia Mezzogiorno”, secondo i magistrati Alessandro Prontera e Massimiliano Carducci, era in realtà la “copertura organizzativa e simbolica” di un sistema politico-affaristico che operava tra il Comune di Lecce, la Regione Puglia e altri enti territoriali. Al suo interno, nomi noti dell’ambiente politico e imprenditoriale pugliese, come Alfredo Barone e il lobbista Maurizio Laforgia, figlio dell’ex rettore dell’Università del Salento e dirigente regionale Domenico Laforgia.

L’associazione sarebbe stata utilizzata come base logistica e relazionale per facilitare la presentazione e approvazione di progetti finanziati con fondi regionali, statali ed europei. Una cabina di regia per scambi clientelari, raccolta di consenso elettorale, assegnazione di incarichi e gestione di favori. Al centro dell’inchiesta anche il ruolo dell’ex assessore comunale e poi regionale Alessandro Delli Noci, che secondo l’accusa sarebbe stato uno degli ispiratori e principali beneficiari del sistema.

Le carte raccontano che il nome dell’associazione sarebbe stato scelto proprio da Delli Noci. E il legame tra lui e “Sveglia Mezzogiorno” trova riscontri in numerosi elementi: bonifici, chat, ruoli incrociati e sedi condivise. A partire dal messaggio che Barone avrebbe ricevuto da Laforgia e poi inoltrato alla sua segretaria con le coordinate bancarie per un bonifico di 5.000 euro, indicando la causale come “erogazione liberale per le attività istituzionali dell’Associazione”. Un versamento proveniente da Ateneum, che secondo l’accusa sarebbe stato richiesto direttamente da Laforgia.

Dal conto corrente dell’associazione, aperto nell’ottobre 2019, risultano cinque bonifici da 5.000 euro ciascuno, provenienti da società come Amema Srl (amministrata in passato da Delli Noci), Ateneum, Advantech Srl e lo studio Quarta Rapanà Srl. Non solo: la sede legale di Amema coincide con quella dell’associazione, e il legale rappresentante di “Sveglia Mezzogiorno” è subentrato come amministratore in Amema dopo l’uscita di Delli Noci.

Per la Procura, il conto dell’associazione avrebbe svolto il ruolo di “serbatoio” per far confluire elargizioni dirette a Delli Noci, parte delle quali sarebbe poi stata dirottata “ufficialmente” verso la sua campagna elettorale. Tra le spese figurano anche i compensi per il suo segretario e giroconti a favore dell’amministratore dell’associazione, che ricopriva anche il ruolo di mandatario elettorale sempre di Delli Noci.

L’inchiesta, che copre il periodo dal 2018 al 2020, tratteggia un sistema sofisticato e radicato, dove “Sveglia Mezzogiorno” era solo la punta dell’iceberg: un soggetto apparentemente civico e culturale, ma che si sarebbe dimostrato uno strumento per manipolare le regole democratiche e canalizzare risorse pubbliche in favore di una ristretta cerchia.

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