Il telefono squilla, ma dall’altra parte regna il silenzio. È la cosiddetta “truffa delle telefonate mute”, un fenomeno sempre più diffuso e che colpisce quotidianamente migliaia di persone. Ma cosa si cela dietro queste chiamate senza risposta?
Le telefonate mute non sono necessariamente opera di truffatori, ma spesso derivano da sistemi automatizzati utilizzati dai call center per ottimizzare il lavoro degli operatori. Questi sistemi chiamano numeri in serie, ma se nessun operatore è libero, la telefonata rimane senza voce. Una strategia progettata per ridurre i tempi morti, ma che genera fastidio.
Per tutelare gli utenti, il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha imposto regole precise. Il numero di chiamate mute non potrà superare il 3% delle chiamate andate a buon fine. I call center non potranno richiamare lo stesso numero per almeno cinque giorni se la telefonata è risultata muta. Inoltre, una chiamata di questo tipo deve interrompersi entro tre secondi dalla risposta.
Un’innovazione interessante è il “comfort noise”, un leggero rumore di fondo che segnala all’utente che la chiamata proviene da un ambiente lavorativo, evitando inutili allarmismi. Ma per chi vuole proteggersi ulteriormente, è possibile iscrivere il proprio numero al Registro delle Opposizioni o bloccare i numeri sospetti tramite lo smartphone.
In questa scia si inserisce l’allarme riguardo all’aumento delle truffe ai danni degli anziani. Mercoledì 26 marzo, presso il museo Sigismondo Castromediano di Lecce, il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Lecce Donato D’Amato, terrà una conferenza parlando del fenomeno che attanaglia una delle categorie più vulnerabili della società.