Ci sono ancora molti aspetti oscuri nella triste vicenda legata ad Elena, nome di fantasia, la 16enne leccese che il 19 giugno del 2019 si è tolta la vita in una struttura terapeutica ad Andria dove era stata da poco trasferita.
L’avvocato Massimo Bellini, che assiste e rappresenta la famiglia, non ha alcun dubbio: in quel centro, specializzato nella cura di disturbi psichiatrici in preadolescenza, Elena poteva essere salvata, se solo qualcuno avesse vigilato su di lei come sarebbe stato opportuno fare considerato il delicato profilo psicologico della ragazza, profondamente fragile, bisognosa di assistenza e, invece – stando a quanto lamentato dalle stessa 16enne – troppo spesso lasciata sola, nel suo dolore.
Questo lunedì mattina nel tribunale di Trani, lì dove si è aperto un processo a carico del responsabile della struttura e di tre operatori con l’accusa di omicidio colposo per negligenza – l’ingegnere Luigina Quarta, nelle vesti di perito di parte, ha illustrato la nuova perizia tecnica effettuata sul cellulare in uso alla madre. Dal sabato precedente a quel drammatico martedì 19 giugno, decine le chiamate della mamma di Elena alla struttura. Nella perizia non si evince il contenuto, ma stando a quanto riferito dalla donna in quelle telefonate lei avrebbe lanciato l’allarme: qualcosa nello stato d’animo della giovane si stava aggravando, bisognava sorvegliarla a vista. Cosa che invece non sarebbe accaduto. Lo dimostrano anche le immagini delle telecamere del circuito di videosorveglianza interno alla struttura, capillare ma sprovvisto di un addetto: aspetto che pure contesta l’accusa. Nella stanza di Elena – si evince dai video – gli operatori sopraggiungono mezz’ora dopo il tragico epilogo. La madre è stata avvisata soltanto due ore dopo.
E poi ancora sotto accusa quella cintura usata da Elena, che non doveva essere in suo possesso: quella mattina le era stata riconsegnata per un’uscita programmata, sempre insieme ad un operatore. La ragazza, però, aveva subito tentato la fuga e per questo era stata riaccompagnata in stanza. In quel momento nessuno, in barba al regolamento, le ha sottratto nuovamente la cinta. Negli ultimi due mesi e mezzo la 16enne aveva tentato di rinunciare alla vita per ben cinque volte: va da sé che l’attenzione avrebbe dovuto essere massima.
Non solo la cintura. L’avvocato Bellini, rifacendosi al regolamento regionale, contesta anche alcuni aspetti strutturali delle stanze del centro, come lo spazio che intercorre tra grate e finestre, facilmente impiegabile come appiglio.
La ricerca della verità in questa amara vicenda, dunque, continua: la famiglia vuole vederci chiaro. Nella prossima udienza sarà la volta dei testimoni della difesa.

Erica Fiore
Erica Fiore, classe 1990, giornalista pubblicista dal 2017. Caporedattrice e conduttrice del tg di TeleRama. Collaboratrice della trasmissione "Terre del Salento".
Collaboratrice della trasmissione "Finalmente Domenica".
Nel 2021 ideatrice e conduttrice della trasmissione "Amarcord, la festa rivive".