BARI – “Basta, avast! E come mangiamo alle case se non facciamo le orecchiette? Andiamo a rubare?”. Le signore di strada Arco Basso, a Bari vecchia, sono stanche della pressione mediatica e delle polemiche. Dopo lo sciopero delle orecchiette, inscenato per protesta contro le accuse di vendere prodotti industriali anziché fatti a mano, sono tornate a impastare semola e acqua sulle madie e a lasciare asciugare all’aria aperta le loro orecchiette, sedute davanti alle porte dei bassi di questo vicolo che profuma di pulito e buon cibo, dove risuonano voci e musica. Un’attrazione irresistibile per i turisti, spinti nei vicoli di Bari vecchia dalla fama della signora Nunzia e delle altre pastaie, che anni fa hanno meritato la prima pagina del New York Times. Un successo offuscato dalle recenti polemiche sulla vendita senza scontrino e lista degli ingredienti, sulle condizioni igieniche precarie e sul sospetto che non siano tutte fatte a mano, le orecchiette.
Ora l’amministrazione comunale prova a mettere tutto in regola con corsi di formazione gratuiti per la sicurezza alimentare, adeguando i locali dove si produce la pasta artigianale senza penalizzare un’attività che dà da mangiare a molte famiglie di Bari vecchia, e che si tramanda di madre in figlia.