“Il motivo principale che rende ancora tecnicamente impossibile la definizione dell’Accordo di coesione per la Puglia dipende dal fatto che la Regione ha proposto interventi per 8,3 miliardi a fronte di una disponibilità complessiva di 5,7 miliardi”. Lo chiarisce una nota del Governo, che evidenzia ben 2,6 miliardi di differenza fra i fondi disponibili assegnati alla Puglia, e quelli che la Regione chiede al Governo. La firma dell’accordo era stata annunciata per il 22 ottobre a Bari, con la premier Giorgia Meloni a chiudere i lavori del Festival delle Regioni. Appuntamento poi rimandato sine die. Da qui le polemiche del governatore Emiliano, che aveva tuonato: «Non ho più parole. Se la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, vorrà venire in Puglia a mettere una firma saremo felicissimi, sennò basta una telefonata e vado io a Palazzo Chigi. Per quanto, senza i 700 milioni richiesti dalle imprese utili a cofinanziare gli investimenti, non metterò nessuna firma».
Secca la replica del Governo: “Continuiamo a leggere dichiarazioni sul fatto che migliaia di imprese pugliesi starebbero aspettando solamente la firma del presidente del Consiglio dei Ministri sull’Accordo per la coesione con la Regione, per ricevere i finanziamenti attesi”.
“La firma dell’Accordo con la Puglia – prosegue la nota – resta una priorità del Governo, che prosegue il lavoro istruttorio e resta in attesa delle integrazioni e dei chiarimenti richiesti alla Regione con apposita nota del Dipartimento per le politiche di coesione e per il Sud della Presidenza del Consiglio, anche in relazione ai bandi per le imprese, dove sussistono alcune importanti incongruenze ben note alla Regione, in quanto discusse nelle riunioni tecniche. Risultano sinceramente incomprensibili le polemiche alle quali assistiamo quotidianamente”.