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Conti correnti spiati, è caccia ai mandanti

Conti correnti spiati

Lui ha dichiarato di aver agito da solo e senza divulgare i dati raccolti, ma la Procura di Bari ritiene verosimile che Vincenzo Coviello abbia “agito in concorso con altri”. Il bancario bitontino, ex dipendente di Intesa Sanpaolo, per più di due anni, dalla filiale di Bisceglie, ha spiato i conti correnti di politici, tra cui la premier Giorgia Meloni e sua sorella Arianna, i ministri Fitto, Crosetto e Santanchè, Silvio Berlusconi e il governatore pugliese Michele Emiliano. Quindi, la Procura ipotizza uno o più mandanti, e uno o più destinatari delle informazioni raccolte dal 52enne bitontino. Saranno le indagini ad accertare se il bancario dice la verità o se sono validi i sospetti degli investigatori. Quello che agli inquirenti appare però già chiaro, è l’estrema facilità con cui un dipendente di medio livello della banca abbia potuto compiere ben 6.637 accessi abusivi tra febbraio 2022 e aprile2024, visionando nelle sue ore lavorative i movimenti bancari di 3.572 clienti di 679 filiali dell’istituto, sia persone famose che correntisti comuni. Non avrebbe compiuto cioè nessun hackeraggio, ma sarebbe entrato nei singoli conti correnti accedendo semplicemente ai sistemi della banca dalla sua postazione nella filiale di Bisceglie dove lavorava, in distaccamento dalla filiale di Agribusiness di Barletta. Tanto che Bankitalia avrebbe chiesto a Intesa Sanpaolo “di fornire chiarimenti sull’accaduto e sulle iniziative che intende intraprendere a riguardo”. Ricordando che la vigilanza nazionale ed europea da tempo chiedono alle banche “di rafforzare i presidi di sicurezza e di continuità operativa” contro i rischi informatici e cybernetici.

Coviello, licenziato da Intesa Sanpaolo ad agosto scorso, dopo un procedimento disciplinare seguito alla scoperta delle intrusioni, è indagato dalla Procura di Bari per accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato. E non è escluso che sia formalmente indagata anche la banca, visto che per questo tipo di reati la legge prevede la responsabilità delle persone giuridiche. L’abitazione dell’ex bancario è stata perquisita e sono stati sequestrati telefoni, pc, tablet, dispositivi usb sia personali che di lavoro, che saranno sottoposti a verifiche forensi.

A far partire le indagini è stata la denuncia, fatta a fine luglio scorso, di un medico correntista nella filiale di Bitonto, al quale era stato segnalato un numero elevato di accessi sul suo conto. Secondo quanto emerso, Intesa non avrebbe comunicato tempestivamente agli inquirenti i dati degli accessi abusivi, ma lo avrebbe fatto solo dopo l’acquisizione degli atti da parte della Procura. Sulla vicenda è intervenuto anche il Garante della privacy: “Abbiamo avviato una richiesta di informazioni tempestiva – fa sapere il presidente Stanzione – e abbiamo acceso un faro su un fenomeno inquietante. Aspettiamo una giustificazione, un chiarimento che ci devono pervenire dall’ente da cui sono partiti questi accessi, siamo vigili su questa situazione”.

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